«La mitezza, che caratterizza una disponibilità d’animo pronta alla comprensione e al perdono, non gode di buona fama nella nostra cultura. Per la maggior parte delle persone essa coincide con la debolezza, la passività, la timidezza, il timore di agire. Nel campo dei rapporti sociali ci si convince che tutti hanno il diritto di mettere in discussione tutto, al punto che la trasgressione diventa sinonimo di personalità, e fare il proprio comodo espressione di libertà».
Queste le parole usate dall’ex Vescovo di Trivento, Mons. Domenico Scotti, chiamato a definire la particolarità di Santo Stefano del Lupo che, in vita, è stato un luminoso esempio di mitezza e di bontà nei confronti del prossimo. Questi, nato a Carovilli nel XII secolo, in data ancora sconosciuta, morì il 19 luglio 1191 nel monastero benedettino di Vallebona, presso Manoppello, dove era Abate. Santo Stefano, conosciuto anche come “confessore”, per volontà di popolo è stato designato quale Patrono del suo paese natio dove probabilmente è entrato nel convento di Pesco Corvaro, allora attivo, prima che venisse distrutto dai Saraceni. Egli è venerato, oltre che per la sua mitezza, anche per aver saputo ammansire un lupo che terrorizzava gli abitanti delle campagne abruzzesi e viene festeggiato tutti gli anni proprio domenica prossima, 19 luglio. Quest’anno, tuttavia, i festeggiamenti dovranno essere più contenuti del solito perché il pericolo rappresentato dal diffondersi del virus covid 19, nonostante la scarsa diffusione in tutta la Regione Molise, e le regole imposte dal governo nazionale impediscono i consueti assembramenti di persone. La Santa Messa solenne, che ogni anno viene celebrata in questa occasione, non potrà essere seguita come al solito da quasi tutta la popolazione, né la caratteristica processione preceduta dalla banda e dalla statua del Santo potrà percorrere gli antichi vicoli e le scalinate del centro storico di Carovilli. Tuttavia non mancheranno le sorprese. Una su tutte: la realizzazione di una scultura che rappresenta un lupo, a grandezza quasi naturale, in una posa di ascolto e di sottomissione mentre porge a Santo Stefano una lampada in bronzo, posizionata davanti alle sue zampe anteriori. La statua, molto espressiva e commovente, che verrà mostrata e benedetta domenica prossima, è posta ai piedi dell’urna che contiene le reliquie del Santo Patrono di Carovilli, nella cappella a lui dedicata. Proprio quella cappella è meta di frequenti pellegrinaggi e di raccoglimento in preghiera da parte di molti fedeli. L’opera, che in pochissimi hanno visto finora, è stata realizzata da un noto scultore locale, Antonio Falasca. Questi è molto apprezzato sia per i lavori in legno che in pietra ed ha già donato alla Chiesa di Carovilli, dedicata a Santa Maria Assunta, alcuni suoi pregevoli prodotti artistici.