Il Nucleo Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Teramo ha eseguito due misure cautelari personali degli arresti domiciliari, disposte dal G.I.P. di Teramo, dott. Procaccini, nei confronti di un noto commercialista teramano, unitamente a un congiunto residente all’estero, per aver ottenuto, nell’ambito delle procedure a lui affidategli in qualità di curatore fallimentare e commissario giudiziale, un indebito arricchimento per quasi 1,5 milioni di euro.
In sostanza, dalle indagini dirette dai Sostituti Procuratori, svolte anche nei confronti di altri soggetti coinvolti nella vicenda (un avvocato e un imprenditore), sono state ricostruite alcune operazioni finanziarie ideate e attuate dal citato professionista nell’ambito di diverse procedure fallimentari iscritte presso il Tribunale di Teramo. In particolare, è emerso che il professionista teramano, avvalendosi di società costituite ad hoc ubicate in Italia ed all’estero, riconducibili a lui e al figlio, avrebbe acquistato, nell’ambito delle predette procedure fallimentari, crediti deteriorati; successivamente, in virtù della propria posizione privilegiata di curatore, avrebbe provveduto, mediante una nuova ripartizione dell’attivo fallimentare, appositamente pilotata, ad assegnare a detti crediti un maggiore valore economico, incassando così, tramite le citate società, consistenti somme di denaro.
Il giudice ha ritenuto di accogliere la richiesta dei pubblici ministeri, attesa la reiterazione e la sistematicità nel tempo dei comportamenti lesivi posti in essere, nonché l’estrema gravità dei fatti contestati, tali da ipotizzare la sussistenza dei reati di interesse privato del curatore negli atti del fallimento e peculato.