Nel corso della storia i cittadini delle comunità più evolute hanno compreso che per garantire a tutti i servizi essenziali occorreva associarsi e sostenerne insieme i costi.
Sono nate così le imposte, il cui fine è appunto quello di fornire alla collettività i servizi pubblici a sostegno di un’esistenza dignitosa per tutti.
In tal senso l’articolo 53 della nostra Costituzione è di una chiarezza incontrovertibile: “Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva.
Il sistema tributario è informato a criteri di progressività.”
Come tanti altri, anche tale articolo non viene applicato secondo criteri di giustizia non solo perché l’imposizione della tassazione non segue la progressività della ricchezza, ma anche e soprattutto per la ragione che le spese pubbliche non sono destinate prioritariamente ai servizi fondamentali per migliorare la qualità della vita di tutti, ma spesso disperse irrazionalmente nel pagamento di un’elefantiaca pubblica amministrazione o, peggio ancora, in retribuzioni privilegiate e scandalose di manager ed amministratori e perfino nella corruzione che ingoia denaro pubblico senza più alcuno scrupolo di natura etica.
Capite bene che chi paga onestamente le imposte non solo ha il diritto di chiedere che vengano perseguiti i reati di evasione fiscale, ma anche che il fine primario delle entrate dello Stato sia quello di fornire a tutti, senza distinzione alcuna, servizi di buona qualità per la vita quotidiana.
Purtroppo dobbiamo costatare che tali esigenze dei cittadini vengono sistematicamente disattese.
Le aliquote d’imposta di un lavoratore dipendente sono molto più alte di quelle relative, ad esempio, ai dividendi finanziari; l’evasione e l’elusione fiscale aumentano; i servizi sul territorio presentano differenziazioni qualitative spaventose.
In talune regioni la rete stradale è efficientissima, mentre in altre ci sono comunità isolate letteralmente da frane, come stiamo vedendo in questi giorni sulla statale tra Salerno e Reggio Calabria.
Paradossalmente gli evasori ed i privilegiati dal sistema fiscale vivono agiatamente, mentre chi paga onestamente le tasse non solo si sta impoverendo, ma, se vive in certe aree del Paese, rischia di vedersi escluso da taluni servizi essenziali.
Chi come noi ha scelto di risiedere in una piccola comunità del Molise Centrale come Duronia è privo di una medicina territoriale decente, ha un ordine pubblico che fa fatica a tutelare la sicurezza, usufruisce di una rete stradale che non è solo disastrata, ma sta diventando un pericolo per l’incolumità di chi viaggia in auto, fa riferimento ad un sistema scolastico sempre più dequalificato, sta assistendo ad un degrado ambientale e paesaggistico indescrivibile, vede un ridimensionamento del servizio postale e l’assoluta inefficienza del trasporto pubblico, si sente ancora profondamente isolato per una rete telematica priva ancora della banda larga pure promessa da anni dai pubblici amministratori, è profondamente preoccupato per una mancanza di lavoro che sta spingendo nuovamente i giovani verso l’emigrazione e che sicuramente porterà alla desertificazione umana delle aree interne, come purtroppo sta avvenendo da anni senza che la politica sia capace né di invertire la tendenza, né almeno di frenare il fenomeno.
Come è tollerabile che chi si muove da una piccola comunità come la nostra debba percorrere verso Campobasso una strada provinciale piena di buche, dossi ed avvallamenti pericolosissimi ed impiegare circa quarantacinque minuti, mentre potrebbe ridurre notevolmente i tempi di percorrenza se solo si aprissero nuove fondo valli già esistenti o almeno si rendessero accettabili le arterie esistenti?
Alcuni giorni fa sulla provinciale tra Duronia e Pietracupa abbiamo visto dei segni rossi di vernice sull’asfalto che sembravano indicare la volontà di migliorare l’assetto stradale.
Incredibile!
Nel disastro esistente su tutto il percorso sono intervenuti soltanto con due rattoppi di non più di qualche metro quadrato.
Dove sono gli amministratori pubblici rispetto al degrado delle rete stradale ed a tali ridicoli interventi?
Le esemplificazioni sono solo indicative, ma potrebbero essere allargate a tante altre realtà del Molise.
Chi paga le tasse e si muove già verso i centri più popolati della regione o verso altre realtà territoriali nota con immediatezza che i servizi per i quali anche lui è contribuente altrove sono non diciamo ottimali, ma sicuramente enormemente più efficienti.
Per rivendicare tali diritti nella nostra regione dobbiamo ancora dare credito ad una classe dirigente e ad amministratori che non riescono da anni a darci un piano sanitario accettabile, non sono in grado di presentare un progetto di sviluppo per il Molise, pensano alle autostrade piuttosto che migliorare la viabilità ordinaria interna ed aprire strade già realizzate, lottano per i propri feudi elettorali e, sola eccezione in Italia, non sono in grado neppure di dimensionare razionalmente la rete scolastica sul territorio?
Questa illusione l’abbiamo abbandonata da anni.
Non essendo figli di un dio minore, dovremmo comunque rifiutare l’inefficienza di una classe dirigente che pone talune aree territoriali ed i relativi cittadini in un vero e proprio stato di abbandono.
Pensiamo allora che i sistemi per la realizzazione di servizi pubblici fondamentali sul territorio debbano necessariamente passare attraverso un’organizzazione dei cittadini a rete per condurre una lotta contro il degrado della vita nella regione ed ottenere quello che ci è dovuto come contribuenti.
Le rivendicazioni saranno ovviamente non violente, ma dovranno trovare strategie in grado di muovere decisioni tempestive.
Un’idea immediata?
Forum sul territorio per segnalare disservizi, trovare rimedi e rivendicare una degna qualità di vita.
Per quel che ci riguarda ci stiamo già lavorando ed approfondiremo a breve le iniziative.
Umberto Berardo