AGNONE – «Ma veramente si pensa di contenere il contagio chiudendo il bar nei piccoli centro montani, dove col pienone ci stanno quattro persone che giocano a briscola, lasciando aperte invece le fabbriche dove ogni giorno si ammassano migliaia di lavoratori senza alcuna protezione?».
Esasperati, stressati e impauriti i pendolari che dall’Alto Molise ogni giorno scendono a valle, in val di Sangro, per andare a lavorare in fabbrica. Gli operai denunciano, per bocca del sindacalista di Agnone, Emanuele Cimone, «l’impossibilità di vedersi garantita la distanza di sicurezza e la mancata dotazione di mascherine protettive». È un fatto, poi, che sulle navette e nei pullman non è stato possibile rispettare le distanze di sicurezza. «Il famoso Dpcm che avrebbe dovuto blindare l’Italia, con una serrata generale, in realtà all’art. 1, comma 7, detta quelle che appaiono essere delle “raccomandazioni”, non vincolanti, per quanto concerne in particolare le attività produttive, lasciando ad una accentuata discrezionalità imprenditoriale l’individuazione delle “attività dei reparti aziendali non indispensabili alla produzione” e la gestione sanitaria delle attività essenziali» continua il sindacalista. «Certamente non tocca a noi disquisire alcune situazioni, ma di una cosa siamo certi e la chiediamo incondizionatamente a tutto e a tutti: vogliamo garantita la nostra sicurezza» puntualizza Emanuele Cimone. «La sicurezza, nostra e delle nostre famiglie, deve essere sempre al primo posto senza se e senza forse. La battaglia contro questo “mostro” la si vince solo se uniti, eliminando tutti i rischi. Altrimenti lo slogan #IORESTOACASA, non serve a nulla. Perché se tu resti a casa ed io vado a lavoro con seimila e più colleghi, più le ditte di pulizia, più gli autotrasportatori, più i manutentori, e poi torno in paese, in famiglia, ecco che i rischi sono incontrollabili e non c’è prevenzione che tenga». L’unica cosa da fare, ne è convinto Cimone è «una sola #TUTTIACASA, ma senza distinzioni».
«Chiusi i bar con quattro vecchietti, le fabbriche aperte con migliaia di dipendenti»
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