Dalla difesa del diritto alla salute in un territorio disagiato e montano, l’affaire “Caracciolo” è ora pericolosamente derubricato a questione che attiene il mantenimento e la salvaguardia dei livelli occupazionali, dei posti di lavoro. Il passaggio di piano concettuale è sostanziale e di fatto decreta la fine dello stesso ospedale di area particolarmente disagiata e di confine tra Abruzzo e Molise.

L’allarme viene lanciato da Bruno Delli Quadri, infermiere professionale presso il 118 del “San Francesco Caracciolo” che qualche settimana fa è stato eletto segretario generale aggiunto della Cisl Fp Abruzzo-Molise. Rispondendo alle domande dei cronisti, il dirigente sindacalista ha dichiarato: «Abbiamo toccato il punto più basso della storia dell’ospedale di Agnone. E’ evidente che c’è il rischio di un ridimensionamento drastico. Come Cisl chiediamo a chi ha il potere di decidere di prendere una decisione e di farla conoscere ai cittadini e al personale sanitario dipendente. L’obiettivo è di salvaguardare i posti di lavoro, perché in una realtà come l’Alto Molise l’ospedale rappresenta da sempre un importate punto di riferimento anche a livello occupazione e lavorativo.

La chiusura del “Caracciolo” innescherebbe la desertificazione dell’Alto Molise. Se non c’è la possibilità di andare avanti come ospedale, perché non ci sono più medici, – ha aggiunto lucidamente Delli Quadri – chiediamo che venga fatta la riconversione, con dei reparti a conduzione infermieristica, così come è avvenuto per Larino e per Venafro. Le famose Udi, unità degenza infermieristica, funzionano dappertutto con ottimi risultati. Ripeto, se non ci sono alternative possibili, allora investiamo in questa direzione affinché si possano salvaguardare almeno i posti di lavoro».