Caterina Cerroni affida a l’Eco online il suo intervento durante i lavori del consiglio comunale dove ufficializza le dimissioni da consigliera di minoranza. Un discorso appassionato che ripercorre l’attività svolta in seno all’assise prima sui banchi di maggioranza, poi su quelli della minoranza senza mai dimenticare il sindaco Michelino Carosella, al quale chiede venga intitolata l’aula di Palazzo San Francesco.
Mi perdonerete se impiegherò più tempo rispetto al solito ma con elevata probabilità è l’ultima volta che prendo la parola come consigliere comunale in questa amatissima sala consiliare.
Ci sono due doni che possono cambiare la vita di chi si appassiona alla politica.
Il primo è rappresentato dalla fiducia, dal voto delle persone; chiunque sia democratico non può non riconoscere nel voto ad una persona ovvero ad una comunità di persone l’investimento più grande che si possa fare.
Il secondo è rappresentato dagli insegnamenti che hai la fortuna di ricevere quando scegli di metterti al servizio degli altri.
Un insegnamento che mi ha guidato, come persona, prima ancora che come studente, l’ho avuto scritto di fronte per più di 5 anni: alla radice di una delle volte di questa sala consiliare si trova l’iscrizione “L’ignoranza, la peggiore e la massima delle povertà”. L’ho sempre considerato un monito a me e agli agnonesi per non rinunciare alla curiosità, all’attenzione alle cose e all’amministrazione della città perché queste rappresentano l’unico argine all’infinità delle cose che non conosciamo.
Ve n’è un’altra “Nessuna cosa è così vicina alla grandezza come l’onestà” ad arricchire questa sala che spero un giorno di un futuro molto vicino possa essere intitolata a Michele Carosella.
Un insegnamento che ho ricevuto nel corso di questi anni veloci, vivaci, risiede nell’importanza della cura del territorio.
L’esperienza di un’azione di monitoraggio sulla rete idrica che ha condotto ad individuare e ridurre di oltre il 40 per cento le perdite dalle condutture restituendo l’acqua ad Agnone dopo cinquant’anni, ci suggerisce la necessità di un monitoraggio costante del territorio agnonese e del suo manto stradale non di rado interessati da episodi di dissesto idrogeologico.
Non termina qui il mio impegno, come cittadino, per la ristatalizzazione della SP 86 Istonia, una strada di fatto nazionale, che collega province e regioni diverse. Un tratto stradale, da Pescolanciano fino a Castiglione Messer Marino, caratterizzato da viadotti, attraversato da gallerie, per i quali solo l’ANAS può garantire un’adeguata attività di manutenzione ordinaria e straordinaria.
La rivoluzione di un Piano Regolatore Generale, fortemente voluto dal compianto sindaco Carosella, per capire e regolare come si muove la città di Agnone. Un lavoro, quello in Commissione Affari generali, accompagnati dalla paziente competenza dell’allora consigliere Mastronardi, un lavoro che dimostra quanto valore possa dare il coinvolgimento delle minoranze nell’attività amministrativa. Rammarica l’indisponibilità dell’attuale maggioranza a condividere con le minoranze anche solo le date dei consigli comunali o delle commissioni consiliari.
Rammarica che la progettualità che si accompagnava alla cura del territorio sia oggi venuta meno lasciando spazio alla speravamo passata politica del misto.
Un’altra lezione ricevuta risiede nella comprensione della difficoltà di operare politiche di cambiamento quando le ristrettezze economiche che portano il nome di Patto di Stabilità sembrano ridurre un amministratore locale al mero ruolo di curatore di voci di bilancio sempre più risicate.
L’unico modo per conciliare il risanamento economico con investimenti e progettualità nuove è un controllo dei conti e delle entrate e delle uscite di cassa che sia quotidiano.
Rammarica, come in precedenza sottolineato dal Consigliere Saia, l’assenza, nel Bilancio di previsione per il 2018, di fondi per le associazioni che danno valore al territorio agnonese. Come donna, sapendo su chi purtroppo ricade l’assenza di politiche di sostegno alle famiglie, mi preoccupa molto il taglio di fondi all’asilo nido “Ape Maia”.
Mi chiedo, come essere umano, quanto ancora si possa utilizzare la presenza dei migranti come bancomat di finanziamenti per evitare il dissesto finanziario.
Azzerare la spesa sociale, infine, significa impedire al Comune di Agnone di svolgere la funzione di ammortizzatore tra il taglio dei trasferimenti erariali unito all’effetto della crisi economica che il nostro territorio vive e l’impatto che si produce sul benessere e le condizioni di vita dei residenti.
Lasciatemi riportare, poi, l’unico insegnamento che ho chiaro su una vicenda, quella del destino del San Francesco Caracciolo, a fronte della quale non mi sono mai sentita all’altezza. La riorganizzazione sanitaria non è solo troppo più grande di me, è una questione più grande della capacità dell’intera Amministrazione comunale. Per questo, la strada che abbiamo seguito è quella di un’unione territoriale che facesse davvero la forza per il riconoscimento di ospedale di area particolarmente disagiata. Dagli accordi di confine in poi, si continui a seguire quello schema, è l’unico che abbiamo.
Dai colleghi del Nuovo Sogno Agnonese, ho ricevuto la conferma di un sacro valore della legalità. Quando si amministra una comunità non si può prescindere da essa, neanche per regalare un bene pubblico a un’impresa privata per l’apertura di un call center che non dà nessuna prospettiva di sviluppo né di lavoro a questo territorio.
Ho imparato qui l’importanza di una maggioranza coesa, di un sindaco presente, di un consiglio comunale che non diventi luogo di affermazione per interessi personali. Ho imparato l’importanza di un’efficiente struttura amministrativa, la necessità della guida solida, preparata, esercitata dalla segreteria comunale. A questo proposito dispiace lo stanziamento, in bilancio, di risorse solo irrisorie dedicate alla formazione del personale.
Spero di aver meritato, anche solo qualche volta, gli insegnamenti e la fiducia ricevuti.
Ma non mi sfugge che sei assenze in questo Consiglio Comunale sono una sconfitta che chiede a me, prima che al mio gruppo, una rinnovata rappresentanza di questa casa difficile che è diventata il Partito Democratico.
Sulle ragioni che mi conducono alle dimissioni potrei, come di solito si fa, dire che si tratta di una scelta personale. E sarebbe vero dirvi semplicemente che quando sono entrata nuovamente in Consiglio Comunale per la ragione più dolorosa che potesse colpirmi, la mia vita era cambiata molto rispetto all’anno precedente. Che siamo umani e non alberi e le nostre importanti radici sono gambe per spostarci, come capita a tanti in Alto Molise, e forse tornare.
Ma le scelte e le sconfitte non sono mai personali, per effetto o per causa sono sempre collettive.
L’impossibilità di coniugare i tempi di lavoro e l’impegno politico non sono sicura siano un problema solo per me.
Forme contrattuali precarie in cui la flessibilità è concessa solo al datore di lavoro non riguardano una persona sola su una generazione intera.
Ci vogliono nuove lotte per rimuovere questi ostacoli e da quest’impegno, come dalla cura per la nostra comunità, non potrò mai tirarmi indietro.
Solo la lotta e l’impegno non li porterò più direttamente in questo Consiglio Comunale che forse non potete e non posso immaginare quanto mi mancherà.
L’augurio che rivolgo a voi e a me stessa è quello di portare sempre con noi, ovunque andiamo, qualunque cosa facciamo, la meraviglia di Agnone.