“Nessun motivo di allarmismo perché la qualità dell’acqua che arriva nelle case degli abruzzesi residenti nel bacino Chieti-Pescara è ottima”. Lo afferma il presidente della Regione, Gianni Chiodi, dopo un colloquio con il Commissario straordinario Aterno-Pescara, Adriano Goio. “Il documento dell’Istituto superiore della Sanità – ricostruisce Chiodi – ‘fotografa’ la situazione al 2007, ma tutti sanno che dopo l’insediamento del 2006 del Commissario straordinario Aterno-Pescara, lo stesso dispose la chiusura dei quattro pozzi di Sant’Angelo, posti a valle della discarica e degli stabilimenti di Bussi, perché le indagini dell’Arta avevano rilevato che quei pozzi erogavano acqua inquinata. Per non ridurre la portata e la pressione dell’acqua, il Commissario ne aprì subito altri quattro in località San Rocco e i valori dell’acqua tornarono nella normalità. Dal 2007, quindi, la popolazione del chietino e pescarese beve acqua purissima, potendo contare anche su una portata consistente che evita crisi idriche durante i periodi estivi”.
“Queste dichiarazioni ci lasciano senza parole. Non sapere ci pare quanto meno incredibile” . Lo afferma Augusto De Sanctis, del Forum abruzzese dei Movimenti per l’acqua, a proposito delle affermazioni del governatore dell’Abruzzo Gianni Chiodi, il quale ha riferito di non sapere nulla dei dati e di non aver mai ricevuto segnalazioni dall’Istituto superiore di sanità, altrimenti avrebbe preso provvedimenti.
“Chiodi o mente sapendo di mentire o non legge le numerose interpellanze presentate sull’argomento dal sottoscritto, e le relative risposte, preparate dai suoi uffici e da lui stesso lette in aula”. A sostenerlo è il consigliere regionale del Pdci, Antonio Saia, in riferimento alla dichiarazione del Presidente della Giunta Regionale Gianni Chiodi, che afferma di non essere stato a conoscenza della situazione delle falde dell’acquedotto Giardino, contaminate dalla discarica di Bussi e dei pericoli per la salute dei cittadini. “Il sottoscritto – ricorda Saia – con interpellanza urgente del 23/04/2013 interpellava il presidente Chiodi e segnalava la presenza dell’inquinamento del fiume e del rischio per la salute delle persone e chiedeva un urgente indagine epidemiologica, successivamente ha rinnovato la richiesta, con una nuova interpellanza in data 23/01/2014, alla quale Chiodi rispondeva nella seduta del Consiglio Regionale del 25/02/2014, in modo burocratico, generico e lacunoso, pertanto la sua dichiarazione di non essere a conoscenza degli eventuali danni causati alla salute di circa la metà dei cittadini abruzzesi, che hanno bevuto l’acqua contaminata fino al 2007 e del persistente inquinamento del fiume Pescara dalla discarica di Bussi è del tutto priva di verità e nasconde un comportamento omertoso durato più di cinque anni”
“L’acqua contaminata è stata distribuita in un vasto territorio e a circa 700 mila persone senza controllo e persino a ospedali e scuole”. E’ il duro passaggio della relazione dell’Istituto Superiore di sanità che ha analizzato per l’Avvocatura dello Stato le acque contaminate dalla mega discarica di veleni tossici nel pescarese.
“La qualità dell’acqua è stata indiscutibilmente significativamente e persistentemente compromessa”, prosegue la Relazione dell’ISS depositata agli atti del processo di Chieti dove sono sotto processo i vertici di Montedison con oltre 20 indagati dopo l’inchiesta del Corpo Forestale. Il guasto “per effetto dello svolgersi di attività industriali di straordinario impatto ambientale in aree ad alto rischio per la falda acquifera e per le azioni incontrollate di sversamento”, spiega il documento.
“La mancanza di qualsiasi informazione relativa alla contaminazione delle acque con una molteplicità di sostanze pericolose e tossiche, solo una parte delle quali potrà essere tardivamente e discontinuamente oggetto di rilevazione nelle acque, ha pregiudicato la possibilità di effettuare nel tempo trattamenti adeguati alla rimozione delle stesse sostanze dalle acque”. Così si legge nella relazione di 70 pagine che i consulenti tecnici dell’Avvocatura dello Stato Pietro Comba, Ivano Iavarone, Mirko Baghino e Enrico Veschetti hanno stilato sulla vicenda della mega discarica di veleni industriali di Bussi e sulla contaminazione delle falde acquifere della Val Pescara. “Del significativo rischio in essere non è stata data comunicazione ai consumatori che pertanto non sono stati in condizioni di conoscere la situazione ed effettuare scelte consapevoli”, si legge tra le conclusioni. Ci sono quindi “incontrovertibili elementi oggettivi coerenti e convergenti nel configurare un pericolo significativo e continuato per la salute della popolazione esposta agli inquinanti attraverso il consumo e l’utilizzo delle acque”, chiude l’Istituto Superiore della Sanità.