• Editoriale
  • Apparizioni a Sant’Onofrio, la Chiesa fa bene a tacere

    “Va in trance e vede la Madonna, ma la Chiesa non si pronuncia”. Titolava così, a sei colonne, il nostro giornale nell’edizione di giovedì. Il riferimento è ad una vicenda ormai nota: le presunte apparizioni della Vergine ad un sedicente veggente, Michelino Marcovecchio, 54 anni, professione cuoco. Le manifestazioni celesti si sarebbero verificate sul monte Sant’Onofrio nei mesi scorsi e continuerebbero anche in questi giorni. Sarà vero? Sarà l’ennesima bufala per attirare fedeli e curiosi ad Agnone e magari dare l’innesco ad una economia legata al sacro? Non sta a noi deciderlo. Non giudicheremo, non ci sono elementi per poterlo fare, né ci interessa farlo. Ciò che va rilevato, invece, da cronisti, è che cinquecento persone nei giorni scorsi sono salite su quel monte per la sete di Infinito. Questo è sicuramente un fenomeno, non soprannaturale, ma sociale, e praticamente di massa visti i numeri. E’ qui la notizia, ma la motivazione di questo scritto è un’altra, quella di prendere le distanze dal titolo dell’articolo e magari innescare un dibattito in merito. C’è quella congiunzione avversativa, il “ma”, che non convince affatto, e che rende gratuitamente polemico il messaggio all’indirizzo della Curia. La Chiesa diocesana non si pronuncia, questo è vero, ma è proprio quello che deve fare.  Osservare in silenzio. Rispetto alle manifestazioni celesti, anche private come le apparizione, la Chiesa vanta una tradizione basata sull’assoluta cautela. Non siamo teologi, purtroppo, ma crediamo di non dire eresie quando affermiamo che le apparizioni non aggiungono nulla alle verità rivelate. Ci si può credere o meno, indifferentemente, restando in comunione con la Chiesa. In casi celebri, come Fatima o Lourdes, il Vaticano si è pronunciato solo a distanza di anni e dopo innumerevoli e scupolose verifiche. E dopo miracoli, o guarigioni prodigiose se si preferisce, riconosciuti come tali da apposite commissioni mediche. Perché monsignor Scotti dovrebbe “pronunciarsi” sul presunto caso di Agnone? Ammesso che un caso ad Agnone ci sia davvero. Tra l’altro il vescovo di Trivento non avrebbe titolo a dire alcunché perché di queste materie si interessano la Congregazione per la dottrina della fede e il Sommo Pontefice. Fa bene, dunque, la Curia a tacere, ma  sicuramente avrà apprezzato il fatto che cinquecento persone si sono recate su quel monte con i rosari in mano. Per pregare la Madonna. Che la Vergine appaia o meno è del tutto irrilevante.

    Francesco Bottone

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