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  • “Aree interne e sviluppo locale”, diocesi di Trivento promuove convegno a Vastogirardi

    VASTOGIRARDI – “Aree interne e sviluppo locale” è il tema del seminario di studi promosso dal Movimento Cristiano Lavoratori del Molise, dal Comune di Vastogirardi, dalla Diocesi di Trivento con il patrocinio della Regione Molise.   Sabato 1 settembre dalle ore 10.00 nell’aula consiliare del Comune di Vastogirardi si confronteranno, tra gli altri, Luigi Fantini, Presidente del Circolo MCL di Isernia, Giuseppe Giarrusso, Direttore Dipartimento Politiche del Territorio della Regione Molise, Antonio Di Matteo, Vice Presidente Nazionale del Movimento Cristiano Lavoratori MCL, Donato Toma, Presidente della Regione Molise, e  Monsignor  Claudio Palumbo, Vescovo Diocesi di Trivento. Coordinerà i lavori, Andrea Di Lucente, Consigliere Regionale Presidente I Commissione Consiliare.

    L’evento si inserisce nel programma nazionale di formazione promosso dal Movimento Cristiano Lavoratori ed è fortemente voluto dal presidente nazionale, Carlo Costalli (nella foto di apertura), a cui rivolgiamo alcune domande.

    Presidente qual è il suo pensiero sullo sviluppo del paese con un’attenzione particolare al Mezzogiorno d’Italia?

    «Lo scenario delineato poche settimane fa dal Rapporto Svimez sulle condizioni sociali ed economiche del Mezzogiorno è davvero drammatico. Per i cittadini del Sud non solo sono carenti (se non addirittura mancanti) i diritti fondamentali dalla sicurezza all’istruzione, ma si registrano anche pesanti diversità nei servizi pubblici. Il rapporto mostra dati preoccupanti: 600mila famiglie disoccupate, l’aumento dei “workingpoors” e la grande fuga all’estero di 8 milioni di persone, perlopiù giovani».

    Secondo lei di che cosa ha bisogno il Sud?  
    «Certamente non di provvedimenti assistenziali, ma di infrastrutture che portino investimenti e lavoro, favoriscano il turismo e di un trasporto celere dei prodotti di qualità in agricoltura. Creare alta velocità ferroviaria, un sistema aeroportuale, banda ultra larga, università, centri di ricerca, start-up innovative; la-vorare sulla competitività delle imprese offrendo opportunità di investimento anche attraverso politiche che incentivino le assunzioni a tempo indeterminato; creare nuovi posti di lavoro; ripristinare un sistema di legalità forte contrastando con tutti i mezzi e le risorse necessarie la criminalità organizzata e la corruzione, che di fatto sono un freno allo sviluppo dei territori: di questo ha bisogno il Mezzogiorno per non sprofondare».

    A chi compete tutto questo?

    «Alle istituzioni: ma è solo con politiche adeguate e fatti concreti che si possono realizzare, le chiacchiere sono utili solo alle campagne elettorali. Il nostro Mezzogiorno non può più permettersi chiacchiere né di sprecare altro tempo, altrimenti rischia di crollare irrimediabilmente in un baratro da cui difficilmente sarà possibile uscire».

    Una delle battaglie fondamentali di Mcl è finalizzata proprio alla ricerca di un lavoro che sia “degno” e “umano”. 

    È una condizione imprescindibile e irrinunciabile per il lavoratore. Per questo è necessario anche combattere con tutte le nostre forze il caporalato, che rappresenta ormai da tempo la nuova frontiera della criminalità organizzata e l’avamposto della negazione del valore delle persone. La legalità nel lavoro è una questione essenziale per uno sviluppo armonico della società e per creare coesione sociale. Il lavoro nero e il lavoro illegale sono una drammatica piaga sociale e di esempi di “caporalato” brutale ne abbiamo avuti moltissimi nella nostra Italia. Purtroppo, spesso, è anche una risposta alla mancanza di lavoro: di “buon lavoro”.  Occorre dimostrare con i fatti che l’illegalità non è l’unica occasione per trovare un sostentamento per se stessi e per la propria famiglia. Si tratta, ancor prima che di una questione economica, di promuovere la dignità della persona: una dignità che non può essere barattata, né messa da parte, ma che va promossa concretamente».

    Il resto del Paese non è che stia tanto meglio. È d’accordo?

     «Siamo ancora nell’ultima fase della crisi e la ripresa è molto lenta e traina poco il lavoro. Per poter parlare di ripresa reale sono necessarie riforme strutturali vere, una politica industriale credibile e una maggiore attenzione al debito pubblico, si deve inter-venire sull’accesso al credito e ridurre il cuneo fiscale. Si parla spesso di strategie per contrastare la disoccupazione giovanile, ma se non si rafforzano le imprese non è possibile creare posti di lavoro. Per creare occupazione si devono favorire gli investimenti e, per questo, occorrono infrastrutture efficienti, rapidità della giustizia civile, tasse più basse. Si deve liberare la società dai mille lacci che ne impediscono un sano sviluppo e liberare il potenziale del Paese, finora frenato da una burocrazia insostenibile, da un sistema del credito che ha perso il contatto con le realtà imprenditoriali di piccola e media dimensione».

    A proposito di infrastrutture, che cosa ne pensa del paventato stop alla Tav?

    È l’espressione evidente di una mancanza di volontà di dotare il Paese di infrastrutture adeguate a sostenerne la crescita e la competitività. Sono intervenuto su questo tema a Torino ad un incontro con alcuni tecnici del settore trasporti, convocati per un confronto presso la sede piemontese del Mel. Siamo consapevoli, sulla scorta del magistero del Papa, che questo sistema troppo improntato sul profitto vada riformato, ma non lo si può fare fuggendo dalla sfida delle grandi opere. Ad esempio, non credo che dire no ad una nuova linea ferroviaria, così condannandoci a perpetrare la dipendenza dal trasporto su gomma, renda un grande servizio all’ambiente. Il rischio di fronte a cui ci troviamo, con ricadute concretissime non solo sui numeri macroeconomici ma an-che nelle condizioni concrete di lavoratori e consumatori, è di isolarci dall ‘Europa e ridurre il nostro peso specifico sulle scenario globale. Una contraddizione non da poco per quanti si dichiarano sovranisti. Non si sta tenendo in adeguato conto delle prospettive occupazionali e di chi nei cantieri sta già prestando la propria opera, spesso delegittimato da movimenti estremisti che ben poco hanno a che fare con le popolazioni dei territori interessati».

    Allargando lo sguardo anche alle altre realizzazioni, che almeno parte del governo vorrebbe bloccare, su tematiche come la logistica e una maggior autosufficienza energetica: cosa ne pensa?

    «Credo non si possa imboccare il sentiero ideologico della de-crescita: essa infatti, con buona pace dei suoi sostenitori, ha ben poco di “felice “»

    E sulla nazionalizzazione delle Autostrade dopo il crollo del ponte ‘Morandi’ a Genova?

    «Sarebbe un “infausto” provvedimento che finirebbe per scaricare sui cittadini contribuenti i costi di inefficienze e di malagestione: non abbiamo bisogno di tornare a questo ma di un controllo dello Stato più severo, con priorità assoluta alla manutenzione e alla sicurezza, e di gestioni private che paghino e vengano sostituite se sbagliano o operano male».

    Per concludere, che sta facendo la politica?

    «Sta dimostrando la propria assenza di visione che, purtroppo, ci fa intravedere ancora più lontana la possibile ripresa del Paese».

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