L’istituto di credito BPER (Banca Popolare dell’Emilia Romagna) di Agnone ha ufficialmente chiuso i battenti, trasferendo i suoi servizi presso la filiale di Isernia. Una nota affissa sulla porta della sede di corso Vittorio Emanuele, firmata dalla direttrice Nadia Sacchetti, ha sancito l’addio con un messaggio tanto breve quanto simbolico: “Semplicemente grazie a tutti”.
Con questa chiusura, Agnone e il suo hinterland perdono un ulteriore presidio finanziario, aggravando una situazione già critica per i cittadini delle aree interne. Non sono bastati gli appelli accorati di imprenditori, residenti e istituzioni locali – tra cui il consigliere regionale Andrea Greco – per far riconsiderare la decisione ai vertici della banca. La chiusura rappresenta l’ultimo capitolo di un’emorragia di servizi essenziali che, negli ultimi anni, ha visto scomparire ben tre istituti bancari: Banca Popolare di Novara, Banca Popolare dell’Etruria e, ora, BPER. Restano operative soltanto Unicredit e Bcc Abruzzi e Molise, ma solo quest’ultima offre servizi tradizionali allo sportello.
Un colpo all’identità e alle ambizioni del territorio – La decisione di BPER si inserisce in un contesto di progressiva desertificazione economica e sociale che interessa molte realtà dell’Italia interna. Agnone, in particolare, ambiva a posizionarsi come Capitale Italiana della Cultura, puntando sull’offerta turistica per rilanciare la propria economia. Tuttavia, la chiusura degli istituti bancari non è soltanto un problema logistico, ma assume una valenza simbolica: il territorio perde strumenti fondamentali per sostenere il tessuto produttivo e, più in generale, per garantire una qualità della vita dignitosa.
Le banche, infatti, non rappresentano solo un luogo di transazioni finanziarie: sono un punto di riferimento per anziani, imprese locali e famiglie, offrendo servizi che difficilmente possono essere sostituiti da soluzioni completamente digitali. La loro scomparsa lascia un vuoto che va ben oltre la sfera economica, intaccando il senso di comunità e di coesione sociale.
Perché le banche chiudono nelle aree interne?
La chiusura di filiali in contesti rurali o di piccoli centri urbani è il risultato di tendenze economiche e tecnologiche su scala nazionale e globale. Tra i principali fattori vi sono digitalizzazione: l’incremento dei servizi bancari online ha ridotto la necessità di presidi fisici, incentivando le banche a razionalizzare i costi; riduzione della clientela attiva: il calo demografico e l’esodo verso le città hanno portato a un utilizzo sempre più limitato delle filiali; logiche di profitto: i piccoli centri vengono spesso sacrificati nell’ottica di massimizzare l’efficienza e il rendimento economico delle banche.
Tuttavia, il costo sociale di queste scelte raramente viene considerato nelle analisi aziendali. La chiusura delle filiali bancarie si somma a quella di altri servizi essenziali – come uffici postali e scuole – alimentando un circolo vizioso di marginalizzazione e spopolamento.
Quali prospettive per Agnone?
Il caso di Agnone non è isolato, ma solleva interrogativi cruciali sulle politiche da adottare per il futuro delle aree interne. È necessario un ripensamento che metta al centro lo sviluppo sostenibile e la coesione territoriale, valorizzando le risorse locali e favorendo l’accesso ai servizi di base.
Una possibile risposta potrebbe venire da strumenti come: incentivi per le banche: creare agevolazioni fiscali o contributi per favorire il mantenimento delle filiali nei piccoli centri; banche di comunità: promuovere istituti bancari locali, radicati nel territorio e più attenti alle esigenze delle comunità; sviluppo digitale inclusivo: potenziare l’accesso alle infrastrutture digitali per consentire un uso più ampio dei servizi online, accompagnato da programmi di alfabetizzazione digitale.
La chiusura della filiale BPER ad Agnone rappresenta un duro colpo per la cittadina e per l’intera regione altomolisana, evidenziando una problematica strutturale che va oltre la semplice perdita di un istituto bancario. È il segnale di un disagio più profondo, che richiede risposte sistemiche e un impegno collettivo per invertire la rotta. Solo una visione strategica e integrata potrà restituire fiducia a territori che, troppo spesso, si sentono abbandonati dalle istituzioni e dal sistema economico.