Biometano tra Agnone e Belmonte, Legambiente Molise: «La produzione di biometano può essere un’opportunità di integrazione del reddito per le aziende agricole, se realizzata tramite processi di filiera corta. Si seguano le indicazioni del PEAR per la produzione di biogas».
Sta destando molte polemiche e diverse preoccupazioni la possibile realizzazione di un impianto per la produzione di biometano, ottenuto dalla raffinazione di biogas proveniente da fermentazione anaerobica, al confine tra i comuni di Belmonte ed Agnone.
Prima di passare al caso specifico Legambiente intende sottolineare che «una buona pianificazione e il coinvolgimento dei cittadini sono la chiave per lo sviluppo degli impianti a biometano nel nostro Paese, dove dal 2018 è possibile immettere in rete questo combustibile prodotto da rifiuti urbani, scarti agroalimentari, fanghi di depurazione e discariche esaurite. Una scommessa – continua Legambiente – con vantaggi importanti considerato che il biometano nazionale potrebbe coprire in pochi anni il 10% dei nostri consumi di gas, andando a contrastare l’utilizzo dei combustibili fossili e dando una mano a contrastare il cambiamento climatico. Lo sviluppo degli impianti a biometano comporta notevoli vantaggi ambientali e consente di affrontare una delle sfide più difficili della decarbonizzazione, quella della mobilità e dei trasporti. Diverse aziende hanno iniziato da tempo a sviluppare mezzi pesanti funzionanti a biometano compresso, migliorando di molto la sostenibilità del trasporto su strada e del trasporto pubblico locale. Ulteriori passi avanti devono, però, essere fatti in questo segmento come in quello del trasporto navale. La Regione Molise si è dotata nel 2017 di un piano energetico ambientale regionale, strumento normativo che detta le linee guida per la corretta realizzazione di questo tipo di impianti, con l’obiettivo di renderli integrati con il territorio e creare una filiera corta tenendo in considerazione la vicinanza territoriale dei substrati avviati a digestione anaerobica. A tal proposito individua 6 distretti intercomunali sui quali si rilevano le migliori condizioni per installare questo tipo di impianti. Tra questi c’è anche l’Alto Molise, che viene individuato come area di possibile produzione del biogas tenendo conto della consistenza zootecnica che, secondo il Piano Agrienergetico Regionale, può sostenere impianti in grado di produrre al massimo 150kWe. Se tutte le aziende zootecniche del distretto dell’Alto Molise destinassero i propri effluenti zootecnici a questa causa non basterebbe per tenere in piedi l’impianto di cui si discute, considerato che questo dovrebbe avere una potenza nominale pari a 800 kW. Potenza difficile da raggiungere anche ipotizzando l’utilizzo di altre tipologie di sottoprodotti da reperire in loco. L’unica soluzione appare quella della migrazione di quest’ultimi da aree territoriale ben distanti dal luogo individuato per la realizzazione dell’impianto. Ci teniamo a precisare – dichiarano da Legambiente Molise – che siamo a favore della produzione di biometano. Ci piacciono gli impianti a servizio del territorio, in grado di essere accettati dai cittadini e diventare produzione che conviene sia dal punto di vista ambientale che economico. Non siamo però a favore – continua Legambiente Molise – di impianti che non rispettano questa premessa, come quello di cui si sta discutendo tra Belmonte ed Agnone. Un impianto chiaramente sovradimensionato che non dà alcuna garanzia di indotto, poco conveniente anche dal punto di vista della sostenibilità ambientale, considerato che il ciclo di produzione è basato sul reperimento della maggior parte della materia prima da avviare a digestione da territori ben distanti dall’alto Molise. Questo comporterebbe – concludono da Legambiente Molise – la costruzione di un impianto sostenibile dal punto di vista della lavorazione dei sottoprodotti ed impattante da quello dell’approvvigionamento degli stessi».