Per colpa dei continui incidenti a caccia, nove su dieci in braccata al cinghiale, tutta l’attività venatoria rischia seriamente di essere ridimensionata d’imperio dalle autorità preposte. E’ questa, in estrema sintesi, la tesi sostenuta dal giornalista e cacciatore di selezione Marco Buzziolo. Braccata e cinghialai, dunque nel mirino, una sorta di fuoco amico che arriva non dai soliti animalisti fanatici alla Brambilla per capirci, ma anche da colleghi cacciatori che praticano altre forme di prelievo venatorio. Le riflessioni di Buzziolo hanno ovviamente innescato una serie di polemiche intestine al mondo venatorio. L’Eco, testata da sempre attenta al tema della caccia, offre ai suoi lettori la replica di un altro noto cacciatore, Maurizio Ciferri, amministratore del seguitissimo gruppo su Facebook “Universo Cinghiale” che vanta oltre 25mila iscritti.
«Ho letto lo articolo di Marco Buzziolo e voglio rispondere pubblicamente. – comincia Ciferri – Certamente alcune cose relative alla sicurezza nella caccia in braccata sono condivisibili ed altre addirittura auspicabili. Non condivido invece il pensiero sul rapporto con la opinione pubblica che comunque sarà pilotato dal giornalistino di turno. Noi non potremo mai avere con gli anticaccia una relazione razionale perché questi non si metteranno mai a livello di discussione con noi. A loro non interessa, a loro non conviene, a loro non gliene frega niente di questa o quella specie, loro vogliono vederci sparire. Per ignoranza, per moda, per quello che vi pare, è quello il loro fine. Degli incidenti di caccia si può parlare e non si può paragonarli ad altri tipi di incidenti? E chi lo dice? E perché? Altre attività all’aria aperta hanno un costo in vite umane ben più alto di quello della caccia, senza considerare le vittime sul lavoro o sulle strade. Vittime della montagna circa 25 volte maggiore, vittime tra i cercatori di funghi circa due volte. Mi fermo qui.
La cosa che però non mi va proprio giù è lo spocchio che si percepisce quando si parla dei cacciatori di cinghiali e di “noi cacciatori”. Come se il cinghialista non lo fosse. Come se chi pratica la braccata fosse un cacciatore di serie B, una seconda scelta, un primitivo. Sparare da una altana è una cosa che rispetto, sentirsi più in alto degli altri su una altana è una cosa che reputo stupida, degna dello snob di turno. Noi dobbiamo crescere e sono il primo a sostenerlo, ma non siamo disposti a prendere lezioni da chi si crede di essere di un altro livello… Viva la caccia tutta».