Cinghiali, Febbo: «Abbattimenti selettivi nei parchi e riserve, altro che gabbie di cattura».
Il consigliere regionale critica il recente accordo siglato dall’assessore Berardinetti con le aree protette della regione Abruzzo.
Secondo il Consigliere regionale Mauro Febbo «il problema della persistente presenza dei cinghiali c’era e continua ad essere ancora irrisolto. Concordare con le aree protette della Regione Abruzzo un piano di contenimento dei cinghiali in parchi e riserve non risolve affatto la questione dato che i presupposti tecnici e le norme europee e nazionali stridono con una impostazione con la quale si vuole imporre il controllo delle specie selvatiche esclusivamente attraverso l’utilizzo di gabbie di cattura».
Il Consigliere regionale di Forza Italia commenta così l’iniziativa dell’assessore Lorenzo Berardinetti: «Il protocollo d’intesa non solo non risolverà il problema dei danni alle colture agricole e degli incidenti stradali ma lo aggraverà e per di più in completa illegittimità tecnico-giuridica. Prevedere un controllo basato solo sulle catture è una riduzione che può portare solo al fallimento e prova ne sia che il legislatore, insieme agli organismi tecnici del ministero, come già approfondito anni orsono dall’assessorato che dirigevo, aveva già concepito la legge quadro delle aree protette (L.394/91), inserendo la legittima previsione che all’interno dei parchi e delle riserve regionali è possibile procedere con gli abbattimenti selettivi anche con i selecontrollori residenti all’interno di esse. Nonostante ciò – spiega Febbo – la Regione e l’assessore Berardinetti si ostinano a prevedere piani di controllo utilizzando solo recinti di cattura. In questo provvedimento elettorale prevedo solo sperpero di denaro e un danno erariale poiché ritengo che interventi costosi come le catture non possano sostituire interventi con i cacciatori (a costo zero): chi paga queste spese per il montaggio della gabbie, per la loro gestione, per gli spostamenti, il trasporto anche per pochi capi?. Non solo – prosegue Febbo – ma predisporre un piano di controllo così articolato comporterà dei tempi molto lunghi che la Regione non si può permettere. Ormai sono sotto gli occhi di tutti i continui incidenti provocati dalla fauna selvatica. In particolare, nella Provincia di Chieti la maggior parte degli incidenti avvengono a ridosso delle riserve regionali (Punta Aderci e Fosso delle Farfalle); i cittadini sono ormai esausti e vogliono una riposta immediata. Basta con le vecchie e consuete posizioni ideologiche, è ora d’intervenire con tutti i mezzi che la normativa consente. Inoltre oggi le normative vietano di portare gli animali selvatici ai mattatoi (il regolamento europeo prevede per i mattatoi sono solo per gli animali allevati). Diffideremo le Asl – conclude Febbo – a dare parere favorevole alla macellazione presso i mattatoi non contemplata dai regolamenti europei e chi firma simili autorizzazioni se ne assumerà la responsabilità in sede civile e penale».