Un esposto-querela contro l’utilizzo di trappole per la cattura dei cinghiali presso l’oasi di Penne e il Parco della Maiella è stato presentato presso la Procura di Pescara dall’associazione agricola Cospa Abruzzo nella persona del presidente Dino Rossi.
Nell’esposto si legge testualmente: «Se la legge sotto descritta non è stata modificata allora qualcosa non torna e sembrerebbe che l’utilizzo delle gabbie di cattura per i cinghiali sono proprio gli enti pubblici ad andare contro Legge, proprio chi la dovrebbe far rispettare. Addirittura l’oasi di Penne venerdì 31 giugno 2019 farà un seminario per la cattura dei cinghiali con la gabbia nonostante La Legge 157/92 art. 21 lettera z) vieta a chiunque produrre, vendere e detenere trappole per la fauna selvatica come tra l’altro ribadito all’art.8 dalla direttiva CE n. 2009/147/. Quindi solo la detenzione determina l’arresto, invece questi ne pubblicizzano addirittura l’utilizzo. La Direttiva CE vieta l’utilizzo delle gabbie, in quanto non solo ritiene un metodo non selettivo della specie, ma è accertato che possono catturare altre specie di animali. Non si capisce come mai il parco Maiella nel comune di Serramonacesca (PE) e l’oasi di Penne all’interno dell’oasi regionale in questi giorni hanno posizionato le trappole per la cattura dei cinghiali, a quanto sembra senza rispettare la legge. I parchi fanno appello alla Legge 394/91, tra l’altro antecedente alla Legge157/92, potrebbero catturare gli animali solo a scopo scientifico e non per la commercializzazione degli animali di animali vivi da destinarsi alle riserve in Toscana, tra l’altro senza una profilassi sanitaria, com’è avvenuto per il Parco gran Sasso Monti della Laga. Questo per quanto riguarda la Legge sulla caccia e la tutela della fauna selvatica, poi ci sono aspetti di sicurezza sul lavoro sull’utilizzo di queste trappole per la cattura dei cinghiali. Queste gabbie, che in realtà sono trappole vietatissime sia dalla Legge157/92 che dalla Direttiva 2009/147/CE, non rispecchiano nemmeno il D.Lgs 81/2008, che prevede la valutazione del rischio per la locazione delle attrezzature, come nel caso delle gabbie. Le gabbie in questione risultano essere costruite da costruttori ignoti senza aver rispettato la normativa UNI che prevede la buona tecnica, non sono state fatte le valutazioni del rischio come previsto. Infatti, il datore di lavoro, in questo caso gli enti gestori, Parco Maiella e l’Oasi di Penne con il contratto di locazione scaricano tutte le responsabilità infortunistiche su chi utilizza queste attrezzature o macchinari per la cattura dei cinghiali. Queste trappole, gabbie o chiusini, che in realtà non si capisce cosa sono, se si tratta di attrezzatura o macchinari, comunque sono oggetti costruiti senza una scheda tecnica, senza calcoli della porta basculante messa all’estremità, senza il calcolo di rottura del cavo d’acciaio che mantiene sospeso il portellone di chiusura una volta che l’animale è dentro. Si chiede pertanto a codesta magistratura a fare chiarezza, perché non è possibile che a chi paga le tasse viene negata la possibilità di cacciare i cinghiali, mentre i contadini nel frattempo li ingrassano, e gli enti pubblici se li vendono al miglior offerente, nonostante la selvaggina sia un bene dello Stato. È risaputo che i cinghiali escono dalle aree protette di notte, danneggiano i campi coltivati per tornare dentro e i danni li paga lo Stato attraverso le Regioni. Per quanto sopra descritto si chiede di fare chiarezza una volta per tutte sull’utilizzo delle gabbie di cattura, nel contempo si chiede si essere avvisato in caso di archiviazione».