Piero Genovesi, responsabile coordinamento fauna selvatica dell’Ispra, ha spiegato nei giorni scorsi, sulle colonne de “La Repubblica”, che allo stato attuale non è possibile sostituire l’abbattimento dei cinghiali con i cosiddetti metodi incruenti, sterilizzazione compresa.
Quello dell’esperto dell’Ispra non è un parere, ma è una constatazione basata sui risultati scientifici di un nuovo studio pubblicato sulla rivista PLOS ONE (https://journals.plos.org/plosone/article?id=10.1371/journal.pone.0238429) che «ha analizzato in modo molto dettagliato la demografia del cinghiale per capire se la sterilizzazione possa realmente rappresentare un’alternativa alla rimozione».
«I risultati indicano purtroppo che la sterilizzazione non può al momento sostituire le rimozioni per ridurre il numero di cinghiali, – spiega il tecnico dell’Ispra – ma al massimo potrebbe, se applicata molto estesamente nelle popolazioni insieme agli abbattimenti, concorrere ad aumentare l’efficienza delle rimozioni accelerandone gli effetti».
«I risultati evidenziano che anche garantendo il mantenimento costante dell’80% di femmine sterilizzate non si osserverebbero riduzioni, nemmeno proseguendo l’azione per oltre 10 anni. Invece, se ogni anno si rimuovesse l’80% dei cinghiali presenti, si otterrebbe rapidamente un drastico calo delle popolazioni».
«Non solo, va anche detto che l’utilizzo della sterilizzazione resta al momento solo teorica, perché non esistono ancora vaccini contraccettivi che possano essere somministrati per via orale, quindi per sterilizzare gli animali oggi sarebbe necessario catturarli e iniettare il vaccino per via intramuscolare ad ogni individuo, un obiettivo impossibile da raggiungere nella pratica su numeri ampi, rendendo la tecnica di fatto inapplicabile».
Quindi, spiega Genovesi, la sterilizzazione massiccia proposta dagli animalisti non solo è inapplicabile allo stato attuale, ma ammesso anche che lo fosse sarebbe inefficace. Una costosissima perdita di tempo.
«Inoltre – aggiunge il tecnico Ispra – anche se sterilizzati se si lasciano i cinghiali liberi continuano a esserci rischi di danni e di incidenti». Già, lo capirebbe anche un animalista: un cinghiale sterilizzato distrugge campi coltivati e automobili in caso di incidenti quanto un cinghiale non sterilizzato.
«Per ridurre gli impatti causati dai cinghiali e prevenire i rischi per l’uomo occorre innanzitutto fare più prevenzione, a cominciare dalla riduzione della disponibilità di cibo nelle città, – chiude Genovesi – ma la rimozione resta in molti casi uno strumento essenziale e inevitabile, che per ora non può essere sostituito dalla sterilizzazione».
Francesco Bottone
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