A rischio oltre 2.000 posti di lavoro e nessuna risposta certa su produttività e valorizzazione delle professionalità. E’ quanto denunciano Fp-Cgil Cisl-Fp Uil-PA e Fialp-Cisal dopo l’incontro tenutosi ieri presso la Sede romana dell’Ente.
“Quanto accaduto ieri al tavolo”, commentano Salvatore Chiaramonte, Paolo Bonomo, Gerardo Romano e Davide Velardi, segretari nazionali delle quattro sigle sindacali, “è semplicemente assurdo”.
Benché non sia ancora chiaro quanti e in quali amministrazioni i lavoratori della CRI potranno essere ricollocati, l’Ente ha infatti annunciato la volontà di procedere all’approvazione di una nuova dotazione organica e conseguentemente, alla dichiarazione di eccedenza per oltre 1.700 unità di personale. Solo 500 dei 2.200 lavoratori CRI, in questa prima fase, troverebbero spazio nella dotazione che l’Ente si accinge ad approvare. Alla fine in CRI rimarranno poco più di 160 lavoratori.
“Se nelle altre amministrazioni pubbliche non vi fosse un numero di posti sufficiente a coprire l’intero fabbisogno, per oltre 2.000 lavoratori della Croce Rossa Italiana”, denuncia il sindacato, “si spalancherebbero inevitabilmente le porte della mobilità collettiva. Un rischio al quale i lavoratori CRI non possono essere esposti”.
Per questo, Fp Cgil, Cisl Fp, Uil Pa e Fialp Cisal hanno nuovamente chiesto che il tema sia discusso ad un tavolo di confronto presso il Dipartimento della Funzione Pubblica. “E’ arrivato il momento – attaccano Chiaramonte, Bonomo, Romano e Velardi – di fare definitiva chiarezza sia sul numero dei posti che potranno essere coperti in forza dei processi di mobilità che interesseranno i lavoratori della CRI, sia sulle difficoltà applicative che le disposizioni della legge di stabilità 2016 al tema dedicate stanno facendo registrare in molte realtà regionali”.
“Fino a quel momento la CRI eviti fughe in avanti. Riconsideri la decisione di procedere a dichiarazioni di eccedenza “al buio” e sospenda l’avviata procedura interna volta ad individuare le poche unità di personale che saranno chiamate a svolgere le attività propedeutiche alla gestione liquidatoria dell’Ente”.
“Diamo il via a iniziative e mobilitazioni per chiedere l’apertura di un tavolo di confronto”, concludono Chiaramonte, Bonomo, Romano e Velardi chiamando il causa il Ministero della Funzione Pubblica in capo al quale è posta la gestione della mobilità, “e siamo pronti ad andare avanti: nessun lavoratore della Cri deve essere lasciato solo”.