«Conosco il sindaco di Biccari da tempo, da quando anni fa mi diede un passaggio, con il pullman, per andare a Roma a manifestare per la difesa dei diritti sanitari delle aree interne, quando non ero ancora amministratrice pubblica, ma solo una attivista a capo del movimento “Il Cittadino c’è“. Credo che Biccari e Agnone, ma tutto l’Alto Molise, abbiamo molti punti in comune dal punto di vista territoriale e di risorse ambientali, per questi motivi l’esperienza e gli insegnamenti del sindaco che ha arrestato e invertito lo spopolamento nel suo piccolo Comune dei monti Dauni può esserci di stimolo e di aiuto».
Così Enrica Sciullo, assessore al sociale del Comune di Agnone, che ha preso parte, nei giorni scorsi, alla seconda lezione della “Scuola dei Piccoli Comuni” a Castiglione Messer Marino, officina intellettuale diretta dal professore Rossano Pazzagli dell’UniMol. Relatori, appunto, il sindaco di Biccari, nel Foggiano, l’avvocato Gianfilippo Mignogna, e il professore Augusto Ciuffetti, storico e docente dell’Università Politecnica delle Marche.
Ad aprire i lavori proprio il professore Ciuffetti che ha spiegato come «mai, nel corso della storia, le cosiddette aree interne sono state considerate territori marginali dal punto di vista sociale, economico e culturale». L’Appennino abitato, «la civiltà dell’Appennino» come la chiama Ciuffetti, ha anzi sempre avuto, almeno fino agli anni ’50 del secolo scorso, un ruolo di inconfutabile centralità socio-economica e anche culturale. Ciclicamente, nel corso dei secoli, l’Appennino abitato ha vissuto fasi di popolamento e spopolamento, quest’ultimo innescato in maniera massiccia dall’industrializzazione che ha avuto il suo boom proprio tra gli anni ’50 e ’70. «Inizia in quel momento, ma dall’esterno, un processo di omologazione che fa perdere centralità alle montagne e alle zone interne abitate» ha rimarcato Ciuffetti.
Una sorta di spopolamento indotto, finalizzato a rifornire di manodopera le grandi fabbriche sulla costa. E anche l’Alto Molise ne sa qualcosa, con la migrazione verso la zona industriale del Sangro o sulla costa Adriatica del Chietino. «Oggi stiamo assistendo ad una riscoperta dell’Appennino, – ha aggiunto il docente di storia – anche come risposta ai cambiamenti climatici estremi che si registrano. Dalla gestione collettiva delle risorse, anche ambientali, è possibile ripartire e rilanciare il ruolo dell’Appennino, un nuovo modello che tra l’altro sarebbe assolutamente coerente con il ruolo che la civiltà dell’Appennino ha avuto nel corso dei secoli».
Gestione collettiva delle risorse, da questo postulato è partito il sindaco di Biccari, piccolo Comune dei monti Dauni, che ha non solo arrestato, ma addirittura invertito lo spopolamento. «I miei nonni facevano, come tutti, i boscaioli, perché vivevano in stretta dipendenza con gli oltre ottocento ettari di bosco che circondano il nostro paese. – ha esordito il sindaco Mignogna – Dopo anni durante i quali hanno pensato di “togliere la terra dalle scarpe“, per emanciparsi, per cambiare stile di vita, abbiamo deciso di tornare indietro, attingendo dalla storia, come ci ha suggerito il professor Ciuffetti, tornando al bosco, nel bosco, riattivando, in prima battuta una filiera del legno, ma sempre nell’ottica di una gestione forestale sostenibile». Un esempio di “retro-innovazione“, come direbbe il professor Pazzagli.
Un ritorno al passato, dunque, per rilanciare il futuro. Un ritorno al bosco, primo ambiente abitato dall’uomo. «I nostri boschi sono multi funzionali. – ha aggiunto Mignogna – Il bosco è sentieristica e trekking, con quaranta chilometri di percorsi realizzati e segnati; il bosco è divertimento, con un parto avventura che attira anche i più piccoli; il bosco è didattico, con spazi di formazione permanente e, subito dopo il Covid, è diventato fisicamente l’aula dei nostri ragazzi delle scuole; il bosco è vetrina per il territorio e i suoi prodotti; il bosco ospita incontri, concerti, eventi culturali; il bosco è esperienza, con la possibilità di vivere al suo interno, di dormire dentro le case sugli alberi, nella bubble room trasparente, nell’ottica del turismo esperienziale che solo lo scorso anno ha attirato mille e duecento visitatori che hanno pernottato nel bosco».
Questa gestione forestale sostenibile, nata dal partenariato pubblico, il Comune, e privato, i giovanissimi imprenditori del posto, ha invertito il declino demografico, sociale e culturale di Biccari, facendone un esempio di buone pratiche a livello nazionale e internazionale. Nuove cooperative nate sul territorio, decine e decine di posti di lavoro, ricchezza e “restanza”. «E proprio l’attenzione mediatica su queste esperienze di rilancio ha innescato un ritorno di popolazione, da tutte le parti del mondo. – ha spiegato il sindaco Mignogna – Un passaggio di Biccari sulla Cnn e sulle case in vendita nel nostro centro storico ha causato una sovraesposizione che si è concretizzata con ventimila, già, proprio ventimila email, di persone interessate a venire a vivere nel nostro piccolo Comune montano».
Una esplosione che ha portato a vendere quaranta case, prima recuperate e ristrutturate, del centro storico, innescando un volume d’affari di oltre un milione di euro. «Da lì è partito il progetto “Ospitare fa bene“, divenuto poi un libro. – ha chiarito Mignogna – Oggi in paese ci sono decine di nuove famiglie e residenti, dall’Argentina, ma un po’ da tutto il mondo. Nuovi bambini che alimentano la popolazione scolastica e nuove esperienze, ricchezza culturale per tutti, anche la comunità locale ospitante. Credo che questo debba fare un sindaco, non limitarsi all’ordinaria amministrazione. Bisogna dare una scossa alle aree interne dell’Appennino. Serve una visione, una strategia; noi abbiamo dimostrato che è possibile invertire lo spopolamento».
«La circolazione di idee e l’esperienza di buone pratiche messa a punto negli altri Comuni montani sono fondamentali, per noi amministratori e residenti dell’Alto Molise, per capire cosa e come fare per combattere e arrestare o addirittura invertire lo spopolamento» ha commentato in chiusura l’assessore Sciullo, pronta a prendere spunto dal piccolo Comune dei monti Dauni.
Boschi, quindi risorse ambientali, e patrimonio immobiliare dismesso, sono queste alcune delle “ricchezze” che certo non mancano ad Agnone e in Alto Molise, dalle quali ripartire per dare nuove opportunità all’Appennino. Alla montagna di mezzo, alla montagna abitata.
Francesco Bottone