Legambiente: “È ora di dire basta ad ogni forma di alibi e intervenire in maniera decisa per porre fine a queste emergenze che causano danni all’economia, al turismo e soprattutto all’ambiente a partire dalla gestione delle acque reflue e al miglioramento del nostro sistema depurativo.”
Dei tre punti selezionati per il nostro monitoraggio delle acque in Molise, due sono risultati con valori di inquinanti analizzati – che sono marker specifici di problemi legati ad una cattiva o assente depurazione – ben oltre i limiti di legge.
Risultano quindi “fortemente inquinati” la foce del fiume Sinarca, sempre oltre i limiti di legge negli ultimi tre anni in cui è stata monitorata dai nostri tecnici ed il canale presso la rotatoria del lungomare Colombo a Termoli, risultata fortemente inquinata anche nel 2018. E proprio oggi alcuni nostri attivisti hanno effettuato presso la foce del Sinarca un EcoBlitz srotolando uno striscione con su scritto “che vergogna!”.
Il terzo punto analizzato, risultato con valori entro i limiti di legge, è la foce del fiume Trigno (presso la Marina di Montenero di Bisaccia), un segnale positivo all’interno di risultati che nel complesso denotano il persistere di forti criticità a livello regionale.
Il monitoraggio di Legambiente è stato effettuato attraverso segnalazioni sui punti critici, in particolare le foci dei fiumi, che non possiamo rassegnarci a considerare come perennemente inquinati ma su cui chiediamo alle amministrazioni di mettersi in rete e confrontarsi per migliorare la depurazione e la qualità dell’acqua dei fiumi e dei canali che poi arrivano nel mare.
Un monitoraggio che, dopo le intense piogge del mese di maggio che hanno causato numerose criticità depurative lungo tutta la costa, ha risentito dell’improvviso cambio di temperature e delle condizioni meteorologiche avvenuto a metà giugno con l’arrivo dei tecnici di Legambiente.
Con il nostro monitoraggio, è bene ribadirlo, non intendiamo rilasciare patenti di balneabilità, sostituendoci alle autorità competenti in materia di controlli e di balneazione ma, con ‘fotografie’ istantanee, portare all’attenzione di amministratori e cittadini le criticità che minacciano la qualità e la salute dei nostri mari, affinché se ne individuino e risolvano le cause.
È questo il bilancio del monitoraggio svolto lungo le coste molisane dall’equipe tecnica di Goletta Verde, la storica campagna di Legambiente dedicata al monitoraggio ed all’informazione sullo stato di salute delle coste e delle acque italiane che in Molise ha effettuato la sua nona tappa a Termoli. Un viaggio realizzato anche grazie al sostegno sostegno dei partner principali CONOU, Consorzio nazionale per la gestione, raccolta e trattamento degli oli minerali usati e Novamont; dei partner sostenitori Assovetro – Endless Ocean, Ricrea, Consorzio nazionale per il riciclo e il recupero degli imballaggi in acciaio e con il contributo di Pramerica SGR (Pramerica Sicav Social 4 Future). Media partner del tour è La Nuova Ecologia.
Alla conferenza stampa sono intervenuti Mattia Lolli, portavoce Goletta Verde, l’assessore all’ambiente di Termoli Rita Colaci, la Presidente di Legambiente Molise Manuela Cardarelli e Chiara Camillo di Fridays For Future Termoli.
«È ora di dire basta ad ogni forma di alibi – dichiara Mattia Lolli portavoce della Goletta Verde – e intervenire in maniera decisa per porre fine a queste emergenze che causano danni all’economia, al turismo e soprattutto all’ambiente a partire dalla gestione delle acque reflue e al miglioramento del nostro sistema depurativo. Non va dimenticato che sono già quattro le procedure di infrazione comminate all’Italia dall’Ue con un nuovo deferimento alla Corte di Giustizia arrivato pochi mesi fa. Soldi che avremmo potuto spendere per progetti innovativi a tutela del mare. L’obiettivo del nostro viaggio – spiega Mattia Lolli, portavoce della Goletta Verde – è mantenere alta l’attenzione contro la mala depurazione, le trivellazioni di petrolio, il cemento illegale e il marine litter. Crediamo siano questi i veri nemici del mare da fermare ad ogni costo, purtroppo ci sembra che l’attenzione del Governo, e spesso anche della amministrazioni locali, sia diretta su tutt’altro.”
“Una situazione quelle delle acque molisane, in particolare delle foci dei fiumi, che conferma il persistere di alcune criticità nei confronti delle quali non ci resta tempo da perdere – dichiara Manuela Cardarelli, presidente Legambiente Molise – è necessario infatti che le amministrazioni prendano più coraggio nell’affrontare il tema della depurazione, facendo rete e coinvolgendo tutti i soggetti interessati, compresi i Comuni dell’entroterra, per mettere in campo interventi concreti. Dalla qualità dei nostri fiumi dipende infatti la salute del mare e dei cittadini, ma anche il turismo e l’economia locale. ”
Il dettaglio delle analisi di Goletta Verde
Il monitoraggio di Legambiente (i prelievi sono stati eseguiti dalla squadra di tecnici il 19 giugno scorso) prende prevalentemente in considerazione i punti scelti in base al “maggior rischio” presunto di inquinamento, individuati dalle segnalazioni dei circoli di Legambiente e degli stessi cittadini attraverso il servizio SOS Goletta. Foci di fiumi e torrenti, scarichi e piccoli canali che spesso troviamo sulle nostre spiagge che rappresentano i veicoli principali di contaminazione batterica dovuta alla insufficiente depurazione dei reflui urbani o agli scarichi illegali che, attraverso i corsi d’acqua, arrivano in mare.
I parametri indagati sono microbiologici (Enterococchi intestinali, Escherichia coli) e vengono considerati come “inquinati” i campioni in cui almeno uno dei due parametri supera il valore limite previsto dalla normativa sulle acque di balneazione vigente in Italia (Dlgs 116/2008 e decreto attuativo del 30 marzo 2010) e “fortemente inquinati” quelli in cui i limiti vengono superati per più del doppio del valore normativo. I risultati hanno risentito delle diverse condizioni meteo tra il mese di giugno, dove l’intensa piovosità delle settimane precedenti ha causato maggiori portate di fossi, canali e fiumi in mare, e le scarse precipitazioni nei mesi successivi con conseguente minor apporto dei corsi d’acqua.