“Non sussistono cause di incompatibilità tra la carica di Senatore e quella di Presidente della Regione Abruzzo”. E’ questa la clamorosa decisione che la maggioranza del Governo regionale di Luciano D’Alfonso ha imposto nella Giunta per le elezioni, invece di prendere atto dell’incompatibilità, sancita dall’art. 122 della Costituzione e dal Regolamento del Consiglio Regionale e deliberare la conseguente contestazione di incompatibilità al governatore-senatore.
«Un atteggiamento di prepotenza istituzionale paradossale e in spregio della democrazia», questo il commento dei consiglieri regionali del M5S, Sara Marcozzi, Pietro Smargiassi, Domenico Pettinari, Gianluca Ranieri e Riccardo Mercante a margine della Giunta per le elezioni.
«Un atto di equilibrismo istituzionale che vede conniventi tutti i capigruppo di maggioranza: Sandro Mariani, Maurizio Di Nicola, Lorenzo Berardinetti e Lucrezio Paolini. Astenuti il Presidente del Consiglio Di Pangrazio e Mario Olivieri. Ancora una volta la maggioranza pone la carriera politica del Presidente D’Alfonso davanti agli interessi della comunità abruzzese».
«Ciò anche in totale spregio del parere degli uffici legislativi del Consiglio Regionale che ben hanno chiarito la totale indipendenza del procedimento di decadenza previsto dal Regolamento del Consiglio regionale rispetto a quello sancito nel Regolamento del Senato» aggiunge Sara Marcozzi, quota M5S nella Giunta per le elezioni.
«Siamo davanti alla scena più triste nella storia democratica d’Abruzzo: un’intera regione tenuta in ostaggio dalla carriera politica di un uomo appoggiato da una maggioranza di figure deboli che non sono state capaci di difendere i cittadini dall’arroganza istituzionale del Presidente-Senatore Luciano D’Alfonso. – concludono i 5 stelle – Ora la discussione si sposterà nel primo Consiglio Regionale utile (il 3 maggio prossimo, ndr) dove una mera presa d’atto, quello che avrebbe dovuto essere un semplice adempimento burocratico di constatazione delle due cariche, sarà rimessa ancora una vola alla volontà della maggioranza».