• News
  • Guardie mediche “infinocchiate” sotto elezioni, ora dovranno restituire le indennità di rischio non dovute

    Uno tsunami sociale si è abbattuto sulla vita di centinaia di lavoratori dopo che la oramai nota delibera di giunta regionale numero 398 del 18 luglio 2017, nel quale veniva deciso che, sulla base di una semplice richiesta di spiegazioni della Corte dei Conti, i medici di guardia (Continuità Assistenziale) non percepissero più i 4 euro lordi di compenso aggiuntivo previsti da un accordo regionale del 2008 (certificato da tutti gli organi di controllo della regione) per ogni ora di lavoro, già dallo stipendio di luglio, e al contempo ha disposto che le singole Asl debbano attivarsi per recuperare le somme fin qui illegittimamente (secondo la Giunta Regionale) elargite che ammontano a 60 mila euro circa a medico.

    Tavoli tecnici, vertici in Regione con il Governatore e l’Assessore alla Sanità, incontri e assemblee sindacali. “Tutto Risolto, trovato l’accordo, i medici stiano tranquilli”. E invece, erano tutte chiacchiere, come facilmente prevedibile trattandosi di politici e sindacalisti.

    Il nuovo accordo sottoscritto a Dicembre il Governatore Luciano D’Alfonso, i sindacati e le 4 Asl abruzzesi, stabiliva che a partire dal 1° febbraio 2018 per prestazioni aggiuntive dei medici, venivano erogati 4 euro lordi l’ora per le attività ambulatoriali, come stabilito nel lontano 2008 dall’Accordo Regionale Integrativo, ma mai attuato, anche con il silenzio dei sindacati. Il Governatore aveva lasciato un commento sul fatto di trovare una soluzione sul pregresso. E’ adesso che vengono fuori i problemi e il mancato rispetto di contratti siglati.

    Le ASL non hanno rispettato un contratto siglato da loro stessi (come spesso fanno) e non hanno corrisposto quanto dovuto ai medici, per il lavoro aggiuntivo prestato, nei successivi mesi di Febbraio, Marzo e Aprile.
    Ovviamente il pensiero di chi ci governa è stato quello di far calmare gli animi dei dottori nei mesi prima delle elezioni politiche ed evitare l’ingolfamento dei pronto soccorso; poi a elezioni avvenute, ci sarà qualcun altro che dovrà preoccuparsi del problema, dovendo preoccuparsi di altre questioni, probabilmente quelle romane.

    Ma l’ultima news è sconcertante.

    La Asl1 di L’Aquila ha fatto recapitare pochi giorni fa, le lettere indirizzate ai medici di guardia circa la restituzione dell’indennità di rischio percepite negli ultimi 10 anni, cifra che si aggira sui 50.000-60.000 euro a medico, entro il 30 Giugno 2018. A voi il commento.
    E’ sconcertante che nonostante non ci sia stata una condanna, la ASL (e probabilmente anche le altre) chieda la restituzione di una così ingente somma in poco tempo. Anzi, propongono ai medici, grazie ad un provvedimento fatto ad hoc dalla Giunta Regionale di fine Settembre 2017, che per debiti verso la Regione e quindi le ASL, si possa chiedere una rateizzazione in max 48 mesi. Facendo un calcolo approssimativo su uno stipendio recente di una guardia medica pari ad € 1.600 netti, come può restituire una rata mensile di 1.041 euro (calcolato su 50.000 euro di restituzione).

    Ovviamente i nostri politici non stanno facendo nulla, né chi si era impegnato a trovare una soluzione (Luciano D’Alfonso) anche a Roma, né la minoranza che potrebbe portare in Consiglio una proposta di legge regionale che sospenda la restituzione in attesa di una sentenza.

    Si rammenta che la Corte dei Conti aveva esplicitamente menzionato l’ACN del 2005 che prevedeva l’onorario omnicomprensivo. L’accordo integrativo regionale del 2008 ha stabilito l’indennità di rischio per tutta una serie di carenze strutturali e di macchinari (espressamente previsto da una norma nazionale) e di isolamento geografico di moltissime sedi abruzzesi.
    Insomma le norme non vengono rispettate dall’Amministrazione, e una semplice delibera di Giunta è inferiore gerarchicamente ad un contratto collettivo, appunto ACN. Qualcuno in Regione e non solo, non ha studiato bene Diritto Pubblico: vedasi le Fonti del Diritto.

    Nessuno ha voluto prendere in considerazione un elemento importante: L’Accordo Collettivo Nazionale del 2005 aveva la dicitura dell’compenso lordo omnicomprensivo (questo omnicomprensivo ha fatto scattare la richiesta di chiarimenti da parte della Corte dei Conti). Nel 2008 è stato siglato l’Accordo Integrativo Regionale Abruzzo che ha previsto l’Indennità di Rischio. MA IL 29 LUGLIO 2009 E’ STATO SOTTOSCRITTO UN NUOVO ACCORDO COLLETTIVO NAZIONALE che ha integrato, modificato e abrogato alcuni articoli del precedente ACN del 2005, proprio quello sotto la lente della Corte dei Conti.
    (ACN Consolidato 2009 – fonte SISAC www.sisac.org)

    Come si può leggere è stata abrogata la parte che ha contestato la Corte dei Conti.
    Quindi, a dover di logica, la pratica sarebbe stata chiusa sul nascere se l’Assessore Paolucci, alla richiesta di chiarimenti della Corte dei Conti, dopo avere letto meglio i contratti collettivi dei medici, avesse risposto che quanto previsto era legittimo.

    Ultima questione, un pò curiosa che riguarda le casse dello Stato. Tutti i medici hanno già pagato le tasse in questi 10 anni con le aliquote previste su importi lordi di reddito. Cosa succederà se i medici dovessero restituire tutte quelle somme? L’Agenzia delle Entrate, a seguito di prossime dichiarazione dei redditi dei medici “con ingenti crediti erariali”, dovrà rimborsare nel giro di pochi mesi a tutti medici, una bella cifra per tasse non dovute, creando così in pochi mesi una voragine nelle casse dello Stato.  Cosa succederà? La Corte dei Conti aprirà un’indagine contro la Giunta Regionale che ha provocato questo danno erariale?

    N.M.

    Sostieni la stampa libera, anche con 1 euro.