Sessantuno volte Presepe vivente. Potrebbe essere questo lo spot della Natività agnonese, ma nei fatti è quanto accade la notte della Vigilia di Natale nell’Atene del Sannio da oltre mezzo secolo. Il tutto grazie al lavoro messo in campo dal Cenacolo Culturale ‘Camillo Carlomagno’ e dalla compagnia teatrale ‘Le 4C’ che ripropone la nascita di nostro Signore accendendo i fari su tematiche sociali molto attuali.
L’edizione odierna, che torna a distanza di due anni complice la pandemia, si svolgerà per la prima volta nel rione Maiella. L’evento è stato presentato in anteprima al teatro Italo Argentino dall’attore Stefano Sabelli che ha interloquito con gli organizzatori dell’iniziativa, la più longeva del Molise. Il tema di questa nuova rappresentazione sarà ‘La Natività ai tempi del Covid–19” con i promotori che hanno deciso di raccogliere fatti e testimonianze di chi ha dato un grosso contributo nelle corsie degli ospedali per alleviare le sofferenze e contribuire a sconfiggere il virus.
In sala, tra gli altri, presenti diversi sindaci del comprensorio e il vescovo di Trivento, Claudio Palumbo. Nel corso degli anni l’evento ha attirato la curiosità di migliaia di spettatori nonché quella dei media nazionali come, ad esempio nel 1997, quando la trasmissione ‘L’Italia in diretta’ condotta dall’attuale presidente del parlamento europeo, David Maria Sassoli, dedicò su Rai 1 uno ampio spazio alla manifestazione. Da oltre 36 anni i testi sono elaborati da Giorgio Marcovecchio, mentre la regia affidata a Giuseppe De Martino che si avvale dell’esperienza artistica di Saverio La Gamba e numerosi tra collaboratori e interpreti, molti dei quali giovanissimi.
“Ogni famiglia di Agnone ha avuto il ‘privilegio’ di vedere almeno una volta partecipare un componente nelle vesti di figurante o pratogonista. Un fatto, questo, che ha cementato il rapporto tra la popolazione e l’iniziativa” afferma con soddisfazione De Martino.
L’idea di far nascere il Presepe vivente di Agnone risale alla fine degli anni ’50 per mano di due cappuccini: il compianto padre Cipriano De Meo e padre Aldo Parente.
“Per la Natività di quest’anno – afferma Giorgio Marcovecchio – abbiamo inteso fare un parallelismo tra la pandemia e i grandi segni mandati da Dio agli uomini (diluvio universale e piaghe d’Egitto) per riportarli sulla retta via. Non punizioni ma prove cui l’essere umano viene sottoposto per una nuova conversione. Le testimonianze di medici, infermieri, Oss, volontari e pazienti colpiti dal Covid – conclude Marcovecchio – dimostrano il coinvolgimento della società civile e la speranza in un nuovo domani in questo difficile momento”.