di Enzo C. Delli Quadri
Tolti i grandi classici alla Fëdor Dostoevskij, Victor Hugo, Carlo Marx, e altri dello stesso spessore, rifuggo da libri a due tre tomi o da discorsi verbosi, ridondanti, logorroici che nascondono, molto spesso, una vacuità di contenuti. Ho cultura scientifica ed economica e mi piace ragionare con i dati alla mano e con sintesi efficaci.
Prendiamo il grande dilemma che sta dividendo l’Italia: No o si alle armi per gli ucraini in guerra contro La Federazione Russa.
Chi si schiera con il no alle armi (Pacifisti o filorussi), sostiene che la ovvia condanna dell’aggressore e la difesa del Paese aggredito, aiutandolo militarmente, alimenta lo spirito di gruppo. Fa crescere la belligeranza. alza lo scontro, e la logica dello scontro, e non quella della spinta alla cessazione delle ostilità, implica aumentare, e non diminuire le sofferenze dell’Ucraina. Inoltre, ritiene che mandare armi in Ucraina sia cadere nel terribile gioco usuale delle superpotenze: armare i piccoli perché facciano la guerra, per procura, contro altre potenze.
Chi si schiera per il si alle armi (Tutti i governi Europei e ultimamente anche il Vaticano tramite il suo segretario di Stato, Parolin) sostiene che l’uso delle armi non è mai qualcosa di desiderabile, perché comporta sempre un rischio molto alto di togliere la vita alle persone. Tuttavia, il diritto a difendere la propria vita, il proprio popolo e il proprio Paese comporta anche il triste ricorso alle armi.
Ora, senza star troppo ad arzigogolare, il punto fondamentale è nel cercare di capire se gli ucraini, sulle cui spalle, il loro sangue e le loro anime ricade tutta la immane tragedia in corso, siano d’accordo sulla prima (no alle armi) o sulla seconda ipotesi (si alle armi). E la risposta non è difficile. Basta consultare i dati, dico i dati, mettendo da parte ogni facile strumentalizzazione. Osservate attentamente questa cartina che fornisce i dati raccolti fino a qualche giorno fa. Mostra il numero dei profughi ucraini in fuga dalla loro terra.
Come si può notare, l’Ucraina confina per i ¾ con Russia e Bilorussia e per il resto con Polonia, Slovacchia, Ungheria, Romania, Moldavia. Ebbene: tralasciando i profughi già giunti in Germania, Francia e Italia,
- 2.144.244 ucraini sono fuggiti verso la Polonia,
- 256.838 verso la Slovacchia,
- 324.397 verso L’Ungheria,
- 253.771 verso la Romania e
- 371.104 verso la Moldavia.
- Per un totale, alla data della rilevazione di due-tre giorni fa, pari a 3.350.354 profughi.
I profughi fuggiti (o deportati, come dice qualcuno) verso la Bielorussia o la Russia sono: 4.938 e 271.254, rispettivamente, per un totale di 276.192 profughi, pari a meno dell’8% di tutti coloro che sono fuggiti dalla loro Nazione.
Preciso che quasi tutti i profughi sono donne e bambini. Gli uomini, senza distinzione di età e religione, sono rimasti in Patria.
Una sola cosa possiamo trarre da questi dati: gli ucraini non vogliono essere dominati da un sistema sovietico. Preferiscono combattere e morire per la loro Ucraina e poter vivere da europei in Europa.
Se non si forniscono armi di difesa (non di offesa), significa dover raccontare rese, deportazioni, massacri. Negando loro la possibilità di difendersi, si toglie loro anche la dignità.