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  • La Caritas: «Nei nostri paesi si torni a vivere con dignità»

    RICEVIAMO dalla Caritas diocesana di Trivento e pubblichiamo la seguente lettera indirizzata ai parroci, ai religiosi e agli uomini di buona volontà.

    Ai PARROCI

    Alle RELIGIOSE

    Agli UOMINI di BUONA VOLONTA’

    AVVENTO – NATALE 2014

    IMPEGNO e RESPONSABILITA’

    Carissimi,

    questa è la lettera più difficile e sofferta che scrivo per il tempo liturgico dell’Avvento che ci prepara al Natale di Gesù Cristo.

    Alla crisi economica e sociale che raggiunge ormai la gran parte degli uomini e donne del nostro tempo si aggiunge la mancanza di speranza che sta portando tutti, compresi noi cristiani, al disimpegno, al disinteresse, ad una deresponsabilizzazione di fronte alla profanazione dei diritti fondamentali della persona umana.

    Mai come in questo momento è forte la sensazione dell’impotenza e della rassegnazione di fronte alla distruzione dello stato sociale, che è stato nel secolo passato il risultato dell’incontro tra i valori e le esperienze della nostra fede e la lotta per la giustizia condotta dai movimenti ispirati al riscatto morale e materiale degli uomini e delle società.

    Oggi le ingiustizie scandalose che segnano la società avviliscono gli uomini e li mettono gli uni contro gli altri: è l’effetto più macroscopico della negazione dei diritti e della tutela dei più deboli da parte degli Stati.

    La volontà di mettere riparo a tutto questo sembra essersi smorzata nell’abitudine e nell’indifferenza.

    Dalla politica ci aspetteremmo la capacità di pronunciare parole risolutive e il coraggio di compiere azioni adeguate, ma la vediamo timida, senza parole o, meglio, gonfia di parole, ma priva di quelle giuste, incapace di recuperare la sua vocazione, che è quella di costruire il bene comune.

    Il lavoro, sul quale la nostra Repubblica è costruita in quanto primo diritto dell’uomo, è una chimera per i giovani.

    Le industrie chiudono e così si trasformano in fabbriche di nuovi poveri.incontro trivento

    Il diritto a curarsi sta diventando un privilegio solo per chi possiede e non per chi ha bisogno.

    Corrotti e i corruttori seguitano ad occupare i loro posti senza che questo sia sentito come scandalo.

    Il nostro territorio diocesano continua la sua lenta e dolorosa agonia.

    A livello mondiale, come ha ricordato papa Francesco, si sta combattendo la terza guerra mondiale a pezzi e l’epidemia Ebola sta mietendo vittime fra i paesi più poveri dell’Africa.

    Questo è lo scenario che abbiamo davanti agli occhi per cui sentiamo affiorare dentro di noi, anche dopo tanti anni di fatica ed impegno, una sensazione di inquietudine.

    Ci sorprendiamo a pensare: “Non c’è niente da fare! Le cose non cambieranno mai!”.

    Il tessuto sociale, soprattutto nei nostri piccoli paesi, si è sgretolato e sembra far emergere solo gelosie, cattiverie, rancori, piccole vendette.

    Viviamo un tempo in cui sembrano regnare sovrane solo la rassegnazione e la recriminazione.

    Abbiamo tutti i motivi per sentirci scoraggiati, smarriti e delusi, ma il Vangelo nel quale crediamo è un messaggio di perenne novità e speranza.

    La Chiesa che, come amava dire Paolo VI, è esperta in umanità, anche quest’anno ci fa rivivere il tempo liturgico dell’Avvento che ci porterà giorno dopo giorno nella piccola cittadina di Betlemme per contemplare un Bambino nato in una grotta e nel cielo il coro degli Angeli che cantano la gloria di Dio e la pace agli uomini di buona volontà.

    Il primo annuncio di questo evento è per i pastori e per tutti gli esclusi della società di allora e di oggi.

    Per loro è una buona notizia perché, vedendo quel Bambino “avvolto in fasce e adagiato in una mangiatoia”, comprendono che sarà Lui a curare le ferite, colmare le solitudini, accarezzare i volti segnati dal sole del giorno e dal freddo della notte, sarà Lui a far rifiorire i profumi dell’amore, il sogno delle speranze ed a sostenere la fatica delle rinunce.

    A Gerusalemme, sede del potere, la stessa notizia arriva ad Erode, il quale non l’accoglie, però, come una buona notizia ma, sovrano idolatra del potere corrotto e corruttore e simbolo perenne dell’infamia, la percepisce come cattiva. Convoca i capi dei sacerdoti e gli scribi per conoscere dalla loro sapienza il luogo preciso della nascita di quel Bambino, per il quale alcuni Magi si erano mossi dall’oriente per adorarlo. Gli studiosi si mettono a consultare le profezie e scoprono che è Betlemme: sanno tutto ma i loro cuori sono pieni di invidia, hanno la verità sotto gli occhi e non la capiscono, perché “La verità – ha scritto don Luigi Ciotti venti anni fa – non è solo dono: è responsabilità che va presa in mano, gestita, messa a frutto. È il contrario di quel potere che tutto governa e decide, che si rafforza schiacciando il più debole, che impedisce ad ognuno di scegliere, che vuole preservarsi a ogni costo. Gesù, invece, consegna autorità e potere ai Dodici, se ne spoglia, lo usa per rendere l’uomo a sua volta protagonista e testimone di verità”.

    Anche nella nostra società – dice ancora don Luigi – non vi può essere verità e trasformazione, speranza e riscatto, senza partecipazione, senza responsabilità comune, senza che ognuno eserciti diritti e doveri. Quando vi è delega, passività, disinteresse per la vita pubblica, si apre la porta al rischio che i cittadini diventino sudditi, che la democrazia si svuoti dei suoi contenuti e della sua forza. La storia recente ci ha mostrato esempi anche drammatici dei pericoli, delle degenerazioni che possono minacciare la legalità e le istituzioni se non vi è controllo e trasparenza, equilibrio di poteri, assunzioni di responsabilità”.vescovo a castelguidone

    Ho riflettuto su queste parole di ieri e le ho volute ripetere adesso, perché credo che in esse sia racchiuso il senso più profondo del tempo dell’Avvento e del Natale.

    Da esse traggo la convinzione che sia urgente, necessario e doveroso per i cristiani e per tutti gli uomini di buona volontà, recuperare, alla luce della Parola di Dio, l’impegno e la responsabilità, guardando alla disperazione del mondo, ma chinando anche lo sguardo su ciò che ci è più vicino ed entra nella quotidianità delle nostre vite.

    David Maria Turoldo direbbe: “Torniamo, amici, a riprendere i nomi di battaglia, a indossare le armi della luce”.

    Possiamo cominciare il nostro nuovo cammino con l’occuparci del nostro territorio, tornando sulle strade per difendere i diritti fondamentali della persona umana: la sanità, i servizi, le scuole, il lavoro.

    Occorre soprattutto che nei nostri piccoli paesi si torni a vivere con dignità, come abbiamo sostenuto nel nostro ultimo Quaderno di Solidarietà che abbiamo intitolato, riprendendo Papa Francesco, “Rompere gli schemi”, che vuol dire esattamente non accontentarci dell’ovvio, non fermarsi alla prima apparente, e magari comoda, verità, avere il coraggio e l’ambizione di provare sentieri inesplorati e soluzioni nuove.

    Credo che della ricerca, dell’impegno e della responsabilità si debbano far carico la famiglia, la scuola e la parrocchia, le tre agenzie educative che ancora continuano a vivere nel territorio della Diocesi di Trivento ed attraverso le quali può avviarsi la ricostruzione di quel tessuto comunitario che le avversità della crisi e dei tempi, ma anche la fiacchezza delle coscienze, hanno lacerato.

    Nel tempo dell’avvento la Caritas suggerire alle comunità parrocchiali di vivere una solidarietà più forte, quest’anno accompagnata anche da un segno: l’incenso comprato a Betlemme, come piccolo sostegno ai poveri artigiani del “paese del pane”, e consegnato ad ogni parroco con l’invito ad utilizzarlo nella notte di Natale per chiedere al Signore – “come incenso salga a te la mia preghiera” (Sal 141,2) – il dono della pace (mentre scrivo arrivano da Gerusalemme immagini di sangue e violenza).

    Così, colti da stupore davanti al Figlio di Dio che si fa uomo, faremo nascere dentro le nostre vite la speranza evangelica, germe della responsabilità e dell’impegno, condizioni indispensabili con cui la speranza diventa testimonianza concreta, volontà di operare, energia per il cambiamento contro l’ingiustizia ed il paradosso di un mondo che accumula ricchezze ed impoverisce la stragrande maggioranza degli uomini e delle donne che in esso vivono.

    La proposta di solidarietà ci porta nelle terre dell’Iraq e della Siria dove – ha detto papa Francesco – “assistiamo ad un fenomeno di terrorismo di dimensioni prima inimmaginabili. Tanti nostri fratelli sono perseguitati e hanno dovuto lasciare le loro case anche in maniera brutale. Vorremmo dare il maggior aiuto possibile alle comunità cristiane per sostenere la loro permanenza nella regione. Non possiamo rassegnarci a pensare al Medio Oriente senza cristiani”.

    Raccogliamo l’invito di Francesco e proponiamo:

    – il sostegno per un anno a cinque famiglie nel Kurdistan iracheno, finalizzato ad assicurare un minimo dignitoso ad ogni famiglia composta in media da cinque  persone;

    – un aiuto al “progetto scuola” per l’acquisto di 6 autobus per il trasporto dei bambini in 8 scuole a Eril e a Dahuk. Il trasporto è necessario perché i bambini si trovano, con le loro famiglie, a diversi chilometri di distanza dai luoghi dove è stato possibile costruire le scuole. La possibilità della frequenza scolastica dei bambini ha un grande significato di speranza per un ritorno alla vita normale anche per le stesse famiglie.

    Don Lorenzo Milani diceva: “Quando avete buttato nel mondo d’oggi un ragazzo senza istruzione avete buttato in cielo un passerotto senza ali”.

    Sarà l’impegno concreto e la responsabilità con cui i nostri segni entreranno nella carne del mondo ed aiuteranno a riscattare le pene dei più deboli.

    Con tali gesti di condivisione e di amore il nostro Natale acquisterà un significato di autenticità ed il cuore smentirà la tentazione di pensare che non c’è più niente da fare e che nulla si può cambiare.

    Desidero per voi ogni bene, partendo dalla salute e dalla serenità.

    Sac. Alberto Conti

    Direttore Caritas Trivento

    Per sostenere gli interventi in corso si possono inviare offerte a Caritas Trivento tramite:

    – C/C POSTALE N. 10431864 specificando nella causale: “Avvento 2014”.

    Offerte sono possibili anche tramite altri canali, tra cui:

    – Bonifico bancario a favore della Caritas Trivento: Carichieti – Ag. Schiavi D’Abruzzo

    IBAN: IT27 H060 5077 880C C063 0015 124 (scrivere la causale, nome, cognome e indirizzo dell’offerente);

    – Offerte consegnate direttamente presso la propria parrocchia.

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