«La RAI ha dichiarato guerra al mondo venatorio. Purtroppo non assistiamo più a casi isolati, sempre e comunque contrari al mondo della caccia, ma ormai il linciaggio e la diffamazione nei confronti della caccia è una scelta editoriale che non può lasciare indifferenti rispetto al ruolo che dovrebbe esercitare la RAI. Ultimo caso in ordine di tempo è quello accaduto nel corso della trasmissione «Indovina chi viene a cena», trasmessa su Rai 3, dove sono state condannate le deroghe di movimento al di fuori del proprio Comune concesse ai cacciatori nell’ambito della zona color Arancione».
E’ quanto dichiara l’onorevole Maria Cristina Caretta, deputata di Fratelli d’Italia, da sempre vicina al mondo venatorio di cui fa orgogliosamente parte attivamente.
«In maniera del tutto pretestuosa è stato evidenziato come la predetta attività venatoria sarebbe stata la causa della diffusione di un’epidemia di influenza aviaria. – riprende Caretta – Accuse totalmente prive di fondamento e spacciate per verità dalla tv di Stato, fondate semplicemente sulla più totale ignoranza sia delle modalità con cui l’attività venatoria viene svolta, sia delle effettive modalità di diffusione dell’influenza aviaria. Ai tempi della deroga concessa ai cacciatori, infatti, non erano stati individuati focolai di HPAI in Italia, ma unicamente nei Paesi Bassi e nell’Est Europa.
Sul punto andrebbe ricordato che l’esercizio dell’attività venatoria è sottoposto a rigorosa disciplina in materia di contenimento dell’influenza aviaria ad alta patogenicità, prevista dall’Unione europea, la quale riconosce ai cacciatori, tramite l’impiego dei richiami vivi per la caccia agli anatidi, un ruolo di preziosa sentinella, poiché costituiscono un primo presidio di controllo della fauna selvatica. – continua la parlamentare – La Commissione europea stessa ha avuto modo di evidenziare a più riprese come proprio i cacciatori svolgano un ruolo di primaria importanza nella precoce individuazione della HPAI nei volatili selvatici. Tale ruolo è riconosciuto e sostenuto dalla normativa comunitaria, in quanto fondamentale per segnalare casi di mortalità anomala o focolai nella fauna selvatica, con particolare riferimento a quella acquatica.
I sedicenti giornalisti, nella realizzazione del servizio, hanno omesso, per ignoranza o malafede, – chiude Caretta – quanto rimarcato dalla Commissione, ossia che le autorità competenti a livello nazionale, possano autorizzare, nel quadro dei programmi di sorveglianza HPAI, l’utilizzo di uccelli da richiamo degli ordini anseriformi e caradiformi anche in zone ad alto rischio, proprio per sostenere l’attività di controllo e prevenzione esercitata dai cacciatori sul territorio».