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  • L’impegno sociale nei piccoli borghi, esce il libro “Racconti del tassista (quasi) abusivo” di Lina Giaccio

    Estate tempo di letture. La poetessa Lina Giaccio, agnonese di nascita e poggese di adozione, ha messo da parte momentaneamente la sua innata vena poetica, che le è valsa numerose pubblicazioni e significativi riconoscimenti a livello nazionale, per rivelarci il suo insospettabile lato di narratrice. E’ uscito, infatti, in questi giorni un suo interessante libretto: “Racconti del tassista (quasi) abusivo” , in cui l’autrice ripercorre le tappe più significative della sua, per certi versi ‘avventurosa’, attività di assistenza alla gente di Poggio Sannita.

    La Giaccio si prende cura di persone per lo più anziane e bisognose, aiutandole nel disbrigo di pratiche di ogni genere, accompagnandole a fare la spesa, nelle faccende burocratiche all’ufficio postale piuttosto che all’Inps, per esigenze sanitarie in ospedale, dal medico di base o in farmacia soprattutto nei nefasti anni della pandemia.

    Un’attività nata per caso e per necessità, che ben presto a Poggio Sannita si è rivelata un importantissimo ed irrinunciabile servizio pubblico, svolto egregiamente anche grazie ad un carattere particolarmente empatico, sensibile, generoso e cordiale da sempre riconosciuto a Lina. Il libro, la cui pregevole copertina è stata disegnata da Michele Litterio, nipote dell’autrice, si lascia leggere con facilità per l’inconfondibile stile semplice e lineare. Narra di 13 brevi storie, dai risvolti simpatici, divertenti ma anche amari e tristi, verificatesi nel corso degli anni di attività quale ‘tassista abusiva’, come la vulgata popolare definisce ironicamente l’autrice.

    Al lettore viene offerto un interessante spaccato di vita quotidiana, al tempo stesso cronaca, analisi sociologica ma anche sottile, quanto ferma, denuncia per lo stato di abbandono in cui versano i nostri piccoli paesi e i loro residui abitanti, soprattutto per il venir meno di servizi essenziali, a cominciare da quelli sanitari, per i quali la Giaccio ha spesso levato la sua voce di protesta, inascoltata come le altre.

    Attraverso quindi il racconto di situazioni realmente accadute, incentrate su personaggi le cui fattezze sono argutamente dipinte, in modo tale da renderli, ancorché anonimi, inconfondibilmente riconoscibili ai compaesani, l’autrice invita anche a riflessioni più amare e profonde circa le difficili condizioni di vita da affrontare nei piccoli borghi molto alla moda e decantati a livello mediatico, in realtà sempre più svuotati di tutto.

    T.P.

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