I Carabinieri del comando provinciale di Isernia, al Comando del Colonnello Maresca hanno eseguito la misura cautelare della sospensione dal pubblico ufficio dell’insegnamento, per la durata di mesi quattro, emessa nei confronti di una insegnante della Scuola dell’Infanzia San Lazzaro di Isernia. La misura è stata adottata dal Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale di Isernia, accogliendo la richiesta dell’Ufficio di Procura della Repubblica formulata a seguito di indagini coordinate dal Procuratore della Repubblica e dirette dal Sostituto Procuratore titolare del fascicolo.
Il procedimento è stato iscritto a seguito della denuncia sporta, dalla madre di un minore di anni quattro, frequentatore della scuola. Le circostanze denunciate erano significative ed in particolare: che a partire dal mese di dicembre 2021 suo figlio palesava dei segni di malessere (crisi di pianto, incubi notturni, stati di paura – che lo facevano svegliare dal sonno urlando e piangendo ed isolarsi) ; che il bambino aveva riferito alla madre che la maestra quando stava a scuola lo picchiava.
Inoltre la madre del piccolo, qualche giorno prima di sporgere la denuncia, era stata testimone diretta di un episodio significativo avendo avuto modo di notare, nel recarsi presso l’istituto scolastico, la maestra in questione rincorrere tra i banchi della classe il figlio che una volta raggiunto veniva afferrato, messo a testa in giù e percosso con uno schiaffo sul culetto. Dopo che il bambino riusciva a sottrarsi all’insegnante veniva nuovamente raggiunto da quest’ultima che agitava le mani verso il minore, come se lo stesse percuotendo, urlandogli che doveva andare via dalla classe.-
I militari della Stazione Carabinieri di Isernia, ricevuta la denuncia, attivavano la procedura prevista dalla legge 69/2019 (denominata CODICE ROSSO) ed oggetto di apposite direttiva operativa adottata da questo Procuratore all’entrata in vigore della predetta Legge.
Le immediate attività investigative delegate dal Sostituto Procuratore titolare del fascicolo d’indagine, consentivano di raccogliere ulteriori elementi di prova che permettevano al magistrato inquirente di disporre le intercettazioni di conversazioni e comunicazioni tra presenti, con contestuale ripresa video all’interno della classe ospitante il bambino.
Dalle attività investigative emergevano gravi indizi di colpevolezza in capo all’insegnante in ordine al delitto di cui all’art. 572 comma 2 c.p., poiché venivano captati 42 episodi significativi nei quali si intercettava ed osservava l’indagata porre in essere le sottoelencate condotte: utilizzo di espressioni ingiuriose verso il bambino (perché non te ne vai, ma quanto sei brutto…; definendo il minore al culmine di una lite con un suo compagno di classe “animale” ; “non mi chiamo maestra…. perché non sono grassa come lei e come te”; “qua devi stare…. Qua solo perché sei un animale…tu non sei un bambino come gli altri sei un animaletto” ; utilizzo di espressioni intimidatorie (“io ti spezzo le braccia”; “se ti permetti di correre però ti giuro ti vengo a prendere per i capelli e ti porto dal preside”; … ti prendo per il collo e ti appendo come i polli”; ”io ti ammazzo”); istigava i compagni di classe alla violenza nei confronti del bambino.
Dalle rapidi indagini, che consentivano di acquisire elementi probatori circa la presunta responsabilità dell’indagata, scaturiva la richiesta, nei confronti dell’insegnante, accolta dal G.i.p. , della misura cautelare sopra indicata.