BELMONTE DEL SANNIO – «Questo episodio mi lascia rammaricato, perché noi di Belmonte siamo da sempre ospitali e aperti al confronto e all’accoglienza, ma è evidentemente sintomo di un malessere generale causato dall’arrivo in paese di nuovi migranti».
Così il sindaco del paesino dell’Alto Molise, Errico Borrelli, commenta l’episodio incendiario di questa notte. Ignoti hanno lanciato un ordigno incendiario, una rudimentale Molotov o comunque del liquido infiammabile contro una struttura che a breve dovrà ospitare altri richiedenti asilo.
«Sono sindaco quasi ininterrottamente dall’85 e mai ho assistito a fenomeni di razzismo o di intolleranza qui in paese. – continua il primo cittadino di Belmonte del Sannio – Già ospitiamo in paese sedici profughi e ora la Prefettura ci ha comunicato che ne arriveranno a giorni altri otto. Probabilmente sono troppi per una piccola comunità come la nostra. Come Comune, proprio per impedire la crescita senza controllo di profughi ospitati in paese, stiamo attivando un progetto Sprar, ma stiamo incontrando insolite resistenze e intoppi creati ad arte».
E proprio nei giorni scorsi l’amministrazione comunale ha prodotto una delibera di Giunta con la quale ha riportato al Prefetto di Isernia e addirittura al Ministro dell’Interno le proteste dei residenti contro l’aumento del numero degli ospiti del centro di accoglienza gestito da imprenditori di Agnone. Nello stesso documento il sindaco ha dichiarato la sua impotenza nel garantire l’ordine pubblico, atteso che i migranti spesso litigano tra di loro per futili motivi e visto che il Comune ha a disposizione un solo agente di Polizia municipale e per sole dieci ore a settimana. Tra l’altro in paese non c’è una stazione Carabinieri, ma i militari, in caso di necessità, devono intervenire da Agnone. L’amministrazione teme anche “per gli adolescenti e per i bambini, visti i casi di molestie e di violenze verificatisi nella provincia”. Per questi motivi il sindaco e l’amministrazione hanno chiesto al Prefetto di revocare il provvedimento con il quale è stato disposto l’arrivo di altri otto profughi in paese.