Si terrà il 13 dicembre, presso la Corte d’Appello de L’Aquila, l’udienza di secondo grado relativa al processo intentato contro il responsabile dell’uccisione di un orso avvenuta a Pettorano sul Gizio (AQ) nel 2014.
«Il procedimento di primo grado, conclusosi presso il Tribunale di Sulmona il 10 aprile 2018, aveva chiarito che l’animale, “reo” di aver predato alcune galline di proprietà dell’imputato, era stato colpito a morte dai colpi esplosi da un fucile da caccia utilizzato dall’uomo, che però era stato assolto perché secondo il Giudice non vi erano prove sufficienti. – si legge in una nota del Wwf – A seguito dell’assoluzione, il Procuratore Generale de L’Aquila aveva però proposto appello contro la sentenza, ritenendo che gli elementi acquisiti nel corso del procedimento apparivano “congrui nel dimostrare la piena responsabilità [dell’imputato], sia sotto il profilo materiale che psicologico, senza possibilità di logica lettura alternativa degli stessi”».
«Siamo certi che le tante prove a carico dell’imputato, come emerge dalla documentazione acquisita e dal lavoro fatto a suo tempo dal Corpo Forestale, non potranno essere ignorate dalla Corte di Appello – dichiarano LAC, LAV e WWF– che avrà quindi l’opportunità di riformare la sentenza di primo grado ribadendo che la giustizia ‘fai da te’ non è ammissibile in nessun caso e che l’uccisione di un animale particolarmente protetto, anche a livello europeo dalla Direttiva Habitat, come l’orso, costituisce un vero e proprio atto di bracconaggio. Questo è ancor più grave alla luce dell’elevato rischio di estinzione dell’orso marsicano, di cui rimangono appena una cinquantina di individui, e ciascuno di esso è pertanto fondamentale per la conservazione della specie».
«Infatti è necessario ricordare che i danni prodotti dalla fauna selvatica sono sempre risarciti dalle amministrazioni, – spiegano le sigle animaliste – non può quindi esservi alcuna giustificazione per coloro che hanno deciso di imbracciare un fucile per uccidere un animale che stava semplicemente cercando del cibo, con danni quantificabili in poche decine di euro. Fortunatamente i casi noti di bracconaggio ai danni dell’orso negli ultimi anni sono sensibilmente calati: mettiamo definitivamente la parola fine a questi episodi e riconosciamo il valore di un territorio, l’Abruzzo, che ha garantito la sopravvivenza di una specie chiave per la natura d’Italia come l’orso bruno marsicano».
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