Il Piano Faunistico Venatorio Regionale abruzzese è stato approvato dal Consiglio Regionale 15 anni dopo la scadenza del precedente. Un passo importante di cui va dato atto alla Regione, ma che «non può soddisfare totalmente le associazioni ambientaliste». In particolare il WWF secondo il quale «si è persa l’occasione per realizzare un documento completo sulla tutela della fauna della nostra Regione e per definire specifici indirizzi di gestione finalizzati alla conservazione delle specie e non solo alla pianificazione venatoria».
L’invito che il WWF rivolge alla Regione è sempre lo stesso: reimpostare l’approccio fino ad oggi seguito che vede la fauna come “selvaggina” a disposizione dei cacciatori, avviando «un nuovo modello di gestione in cui la tutela del patrimonio faunistico sia al centro dell’azione di governo regionale e la caccia sia solo una attività consentita nei limiti fissati dalla legge e dal reale stato di conservazione delle specie».
E proprio sulla tutela della fauna, l’approvazione del PFRV apre ad una importante possibilità: veder riconosciuto il diritto dei cittadini a vietare la caccia sul proprio terreno. La normativa nazionale sulla protezione della fauna selvatica omeoterma e sul prelievo venatorio prevede infatti la possibilità per il proprietario o il conduttore di un fondo di chiedere l’esclusione dei propri terreni dalla cosiddetta gestione programmata della caccia (art. 15, commi 3° – 6°, Legge n. 157/1992): per ottenere tale esclusione il proprietario o il conduttore deve inoltrare, entro trenta giorni dalla pubblicazione del piano faunistico-venatorio, al Presidente della Regione richiesta motivata da esaminarsi entro i termini fissati dalla normativa sugli atti amministrativi (art. 2 della legge n. 241/1990 e s.m.i.).
Il WWF invita la Regione Abruzzo a rendere immediatamente applicabile tale previsione normativa fornendo tutte le informazioni per esercitare questo diritto.
La richiesta dev’essere accolta se non ostacola l’attuazione della pianificazione faunistico-venatoria (art. 10 Legge n. 157/1992). È accolta, inoltre, in casi specificatamente individuati con norme regionali, quando l’attività venatoria sia in contrasto con l’esigenza di salvaguardia di colture agricole specializzate nonché di produzioni agricole condotte con sistemi sperimentali o a fine di ricerca scientifica, ovvero quando sia motivo di danno o di disturbo ad attività di rilevante interesse economico, sociale o ambientale.
«Si attende quindi l’imminente pubblicazione sul BURA per far partire i 30 giorni entro i quali fare la richiesta di esclusione dei terreni, ma la Regione Abruzzo non ha al momento provveduto, come sarebbe suo dovere nell’interesse dei cittadini tutti, a fare in modo che i proprietari/conduttori siano adeguatamente informati della possibilità di esercitare tale diritto. – spiegano dal Wwf – Non risulta infatti sul sito web istituzionale alcun riferimento alle modalità, alle disposizioni generali e alle condizioni di ammissibilità riferite alle richieste di sottrazione dei fondi agricoli all’attività venatoria, né è chiarito a quale servizio debba essere presentata la richiesta e non è presente idonea modulistica».
Il WWF, nelle more che la Regione dia un segnale, suggerisce intanto a tutti gli interessati di scrivere una comunicazione via email o posta elettronica certificata (PEC) alla Regione per anticipare la volontà di vietare la caccia nei propri fondi e fornisce al riguardo una traccia.
Posta Elettronica Certificata (PEC): dpd@pec.regione.abruzzo.it
oppure Posta Elettronica ordinaria: dpd@regione.abruzzo.it