Agli indimenticabili Mondiali in Germania del 2006 sono stati grandi protagonisti con la maglia azzurra, vincendo il quarto titolo iridato della nazionale italiana. A distanza di circa quindici anni Andrea pirlo, Gennaro Gattuso e Filippo Inzaghi sono protagonisti assoluti nei panni di allenatore.
La prima esperienza di Pirlo nel calcio che conta
Andrea Pirlo, alla prima esperienza su una panchina, sta costruendo la sua Juve che, seppur con qualche difficoltà iniziale, inizia a dare risposte sul campo. Dopo la prima parte di stagione quello che si è capito è che la Juve di Pirlo è una squadra che sa soffrire. La prima metà di campionato ci ha detto che la Juve gioca peggio contro le “piccole” squadre. Assai meglio con le “grandi”. Per “grandi” intendiamo quelle che l’affrontano senza stravolgere il loro tipo di gioco e senza fare le barricate. Solo nel primo tempo contro la Roma, che peraltro giocava su belle verticalizzazioni centrali in ripartenza, la Juventus ha riacciuffato per i capelli la partita.
Non così contro Sampdoria, Lazio, Barcellona, lo stesso Milan. In questi casi ha condotto i giochi in maniera proficua perché – sembrerà un paradosso – ha saputo subire. In altri casi no. Crotone, Spezia, Benevento, Fiorentina, al di là dei risultati, hanno detto che aggredire a testa bassa contro un doppio muro di 9-10 avversari significa ingolfare gli spazi. Al contrario, soffrire in parte nel proprio centrocampo vuol dire liberarli. O meglio trovarli. Dopo la brillante vittoria con il Milan, il tecnico si aspetta tanto dai suoi e chiede continuità alla squadra. La parola chiave, dopo la splendida doppietta di San Siro, l’ha pronunciata Federico Chiesa. Ed è «continuità»: nelle prestazioni, nell’approccio, nel lavoro, nella mentalità.
È quella, inculcata dai senatori, che fa la differenza fra un giovane che arriva alla Juventus e vive la nuova realtà come un punto di partenza e altri che magari negli anni hanno interpretato lo sbarco a Torino come un punto di arrivo, non sfruttando appieno le loro occasioni (vedi Bernardeschi). Ed è sempre la continuità che distingue una squadra da scudetto, da un’altra con idee di gioco ambiziose, esibite però ancora con tante pause, che sono già costate diversi punti.
Dopo nove scudetti e in una stagione così anomala forse ci vuole più pazienza con questa Juve ancora in costruzione. Di sicuro i gol di Chiesa e McKennie, l’impatto dell’americano assieme a quello di Kulusevski, dimostrano che la nuova linea verde intrapresa nell’ultimo mercato può portare qualità, gol e punti. Come del resto ha fatto fin qui Morata, che però salta anche il Sassuolo e punta a tornare a disposizione per la sfida contro l’Inter del 17. Quel che è certo è che la Juve, secondo gli esperti di scommesse sportive, è ancora la favorita per la vittoria dello scudetto.
Le difficoltà di Rino Gattuso
Chi sta attraversando un periodo particolarmente delicato è Gennaro Gattuso. L’allenatore del Napoli stenta a dare continuità alla sua squadra che, reduce dall’incredibile sconfitta interna contro lo Spezia, ha mostrato a tutti i propri limiti caratteriali. Al momento il Napoli è un work in progress, pur avendo uno dei migliori organici della Serie A. Pesano, e non poco, le assenze di Osimhen e di Mertens, ma sarebbe riduttivo ricondurre tutto alle sole assenze. La verità è che il Napoli è una squadra poco cattiva, poco affamata, che si specchia troppo. La dimostrazione sta nelle troppe palle gol sprecate contro lo Spezia (addirittura 28) a fronte di una sola rete messa a segno. E l’allenatore non ha fatto di certo mancare le proprie urla alla squadra dopo la sconfitta. Secondo alcune indiscrezioni negli spogliatoi ha preso la squadra di petto, l’ha accartocciata e ridotta in mille pezzi. Urla e cazzotti al muro. Parole in libertà, senza freni e senza filtri, innescate dalla rabbia e dalla delusione: sconfitta incredibile e difficilmente spiegabile, quella di mercoledì, ma anche sconfitta da analizzare e metabolizzare in un clic. Il concetto base? La mancanza di carattere: “Non avete gli attributi”, tanto per usare un eufemismo, è la frase ripetuta da Gattuso a ripetizione.
Filippo Inzaghi ed il sorprendente Benevento
Chi invece vive un momento particolarmente felice è Filippo Inzaghi che con il suo Benevento sta portando avanti una stagione davvero brillante. Al momento i campani occupano la decima posizione in classifica, con ben 21 punti messi in cascina. Ma ciò che sorprende è l’identità di gioco della squadra giallorossa, pronta ad imporre il proprio credo calcistico su qualsiasi campo, senza timore e soprattutto con la voglia di portare a casa il risultato contro qualsiasi squadra.