CASTIGLIONE MESSER MARINO – Riceviamo dal Movimento a difesa delle zone interne e pubblichiamo la seguente nota indirizzata alla classe politica regionale dell’Abruzzo.
Il Movimento a difesa delle zone interne nel prendere visione del “Nuovo Piano di Sviluppo Strategico” che rende di fatto realizzabile la Zona Economica Speciale (ZES), rileva quanto segue limitatamente alla zona Vastese:
1) Negli anni ‘60 sono stati creati i “Nuclei ( o Poli) industriali” con lo scopo di consentire il ritorno in patria di lavoratori costretti ad emigrare soprattutto nei Paesi europei. Con il tempo si è capito che la convergenza di occasioni occupazionali e risorse umane in un unico punto del territorio creava un disequilibrio grave con l’andamento economico-sociale in direzione unica, cioè da monte a valle. Di conseguenza abbiamo assistito alla crescita ed allo sviluppo della parte costiera con impoverimento del territorio interno e montano.
2) A fronte di tale situazione è stato abbandonato il concetto di “polo” a favore di quello di “area”; la modifica costituiva il presupposto per l’allargamento delle zone industriali verso le Comunità di monte, favorendo insediamenti specialmente lungo gli assi viari di valle. Infatti il Piano regolatore territoriale del Vastese, pag. 82, 2° vol., riconosce: “Attraverso l’analisi delle caratteristiche naturali, infrastrutturali, insediative della zona collinare del comprensorio, deriva che l’unico modo per consentire la penetrazione dello sviluppo industriale è l’utilizzazione dei fondo-valle dei fiumi della zona; il sistema infrastrutturale già da anni viene razionalizzandosi e sviluppandosi in tal senso la fondovalle Sinello a cui ha fatto seguito la fondo-valle Trigno e a cui seguirà a breve termine l’entrata in funzione della fondo-valle Treste”.
Inoltre, a pag. 84, il Piano riafferma “La penetrazione del processo di industrializzazione verso l’interno si presenta concretamente avviabile nelle sue varie componenti solo a medio e lungo termine “perché” a breve termine dovrà essere completato e ristrutturato il sistema viario”. Di conseguenza il Piano individua l’agglomerato industriale “Valle del Sinello, (Località Piana dei Terzi, estensione 110 ettari), “l’agglomerato industriale Valle Trigno che comprende i Comuni di Dogliola, Tufillo, Palmoli, Celenza sul Trigno, Torrebruna, S. Giovanni Lipioni, Castiglione M.M. oltre che tutti i Comuni in destra del Trigno appartenenti alla provincia di Campobasso ed Isernia che verranno beneficiati da questo agglomerato facilmente raggiungibile. La zona industriale proposta si estende su una superficie appartenente al Comune di Celenza sul Trigno, Località Torre della Fara, estensione 60 ettari”.
3) L’attuale zona Economica Speciale smentisce se stessa, ritorna a privilegiare il “nucleo” ed incoraggiare, ancora una volta, il traffico unidirezionale montevalle. Infatti la proposta di approvazione del “Nuovo Piano di sviluppo Strategico” si limita ad estendere, quasi raddoppiare, le aree esistenti
ignorando completamente le opportunità offerte da siti disponibili nelle aree interne. E quindi, di fatto, confermando la volontà di continuare ad impoverire i Comuni interni e montani, rinnegando l’assetto economico del Piano per le aree interne ed eliminando l’unico elemento che aveva determinato e giustificato il cambiamento di “area” al posto di “nucleo”.
4) L’estensione approvata, inoltre, contraddice le premesse del Piano, e specificatamente dove si afferma che la scelta è stata fatta in base alla logica del legame economico-funzionale con i principali snodi logistici ed industriali dell’intera regione; come se le grandi arterie tipo la 650 fondovalle Trigno non esistesse o non potesse assolvere il compito di “ legare” in qualche modo aree ed agglomerati già esistenti, compito ripetutamente proclamato dal Piano Regolatore Territoriale dell’area Vastese. Ancora in premessa si dice che “la ZES può attivare processi virtuosi di aggregazioni e di reti per gli agglomerati localizzati nelle aree interne” ma poi si nega anche un minimo di opportunità alle zone interne di essere agenti aggreganti, né si prende in considerazione di condividere (almeno a parole) la proposta iniziale degli agglomerati interni di fondo-valle.
5) Inoltre sembra superficiale e non documentata la classificazione di Comuni interni, intermedi, periferici e ultraperiferici. Per questi ultimi si stabilisce a priori che non servono “legami economico-funzionali” o “processi di aggregazione”; no, per i Comuni ultraperiferici, in pratica quelli del medio e alto vastese, si decide drasticamente l’esclusione da ogni politica di crescita perché hanno bisogno di “ opportune politiche di contrasto” e non si specificano quali. Cioè sono in rianimazione, aspettano la fine.
6) Il Movimento chiede categoricamente che quest’ultimo punto venga semplicemente depennato e venga dichiarato che non esistono Comuni nel territorio regionale che non abbiano possibilità e capacità di inserirsi nel “processo virtuoso” di sviluppo e di crescita, a patto che chi ha il dovere di attivare tale processo si decida a farlo.
Tanto premesso, il Movimento chiede l’estensione della Zona Economica Speciale in aree interessate dagli assi viari Trigno, Sinello e Treste anche di piccola consistenza, comunque indicativa della volontà politica di essere consapevole delle difficoltà in cui vivono gli abitanti delle zone interne e
montane, ne condivide i problemi ed è interessata a risolverli.
L.P.