Sopralluogo esplorativo, sia pure informale, nei giorni scorsi, presso l’ospedale “Caracciolo” di Agnone, del commissario alla sanità del Molise, Marco Bonamico. In Alto Molise per una occasione privata, l’uomo di governo ha inteso recarsi presso la struttura sanitaria di frontiera per rendersi conto di persona delle reali necessità di un presidio che, almeno sulla carta, è definito ospedale di area particolarmente disagiata. Una definizione alla quale, ad oggi, non è seguita alcuna azione pratica da parte dell’Asrem.

L’atteso potenziamento, in termini di risorse professionali e apparecchiature diagnostiche, tarda a concretizzarsi, salvo qualche piccolo espediente che ha più il sapore dello spot elettorale che della reale pianificazione di un rilancio dell’intera struttura. A “scortare” il commissario Bonamico al capezzale dell’ospedale di frontiera, il vicesindaco plenipotenziario di Poggio Sannita, Tonino Amicone. Il commissario ha insistito per visitare, sia pure in maniera informale, tutti i reparti del “Caracciolo”, si è intrattenuto con il personale medico e paramedico, ascoltando e prendendo appunti circa le criticità e le necessità reali della struttura sanitaria che un tempo fungeva da presidio della sanità territoriale non solo per l’Alto Molise, ma anche e forse addirittura soprattutto per il vicino Alto Vastese, nel Chietino e per alcuni Comuni della vallata del Sangro. In particolare il commissario ha attenzionato la questione della demedicalizzazione della postazione del 118, cioè l’ambulanza che dovrebbe assicurare l’emergenza urgenza sul territorio disagiato altomolisano.

La carenza di medici e lo scarso interesse dei professionisti per una specialità di medicina d’urgenza considerata evidentemente poco appetibili, anche in termini economici, rischiano di lasciare intere porzioni di territorio, soprattutto quelle più vulnerabili come appunto l’Alto Molise, senza un efficiente ed efficace servizio di emergenza urgenza. Una problematica comune anche all’Alto Vastese, dove solo nei giorni scorsi la delegazione dei consiglieri regionali di opposizione ha manifestato e protestato davanti al distretto sanitario di Castiglione Messer Marino.

Anche in quella sede, infatti, c’è carenza di medici. Dei tre medici dell’emergenza urgenza che assicuravano la turnazione nel servizio medicalizzato del 118, uno è andato in pensione, un altro si è trasferito altrove e di fatto è rimasto in servizio un solo professionista. Con tutta la buona volontà un solo medico non può, materialmente, garantire la sua presenza in tutti i turni e infatti nel mese appena iniziato il 118 dell’Alto Vastese sarà demedicalizzato per la maggioranza dei giorni. La carenza di medici, che è reale e riscontrabile in Abruzzo, in Molise e praticamente ovunque nel resto d’Italia, in realtà sarebbe un problema facilmente aggirabile, almeno secondo quanto dichiarato, proprio nei giorni scorsi, dall’ex assessore alla sanità abruzzese, Silvio Paolucci.

Secondo il capogruppo del Pd in Consiglio regionale i medici dell’emergenza urgenza «vanno incentivati a venire nelle zone montane dell’entroterra e le risorse ci sono». L’alibi del bilancio, dunque, secondo l’esponente dell’opposizione, non regge, lì in Abruzzo, come in Alto Molise. In secondo luogo Paolucci ha proposto una “ricetta” già sperimentata in altre zone d’Italia, con risultati positivi: i medici devono ruotare dalle postazioni delle città maggiori e delle zone meno disagiate, prevedendo quindi delle turnazioni anche presso le sedi di emergenza urgenza di Agnone e Castiglione Messer Marino.

In questo modo, tra l’altro, il personale che ruota avrebbe anche una competenza maggiore, perché è intuibile che un operatore dell’emergenza urgenza di un grosso centro, come ad esempio Campobasso, ha una casistica di interventi maggiore, conoscenze ed esperienza che possono essere sicuramente utili anche nelle aree dove le richieste di soccorso sono minori in numero, in ragione della ridotta densità abitativa, ma non certo meno importanti. Tornando alla visita di Bonamico, il commissario ha preso appunti e pare abbia manifestato la volontà di prendere provvedimenti già nelle prossime settimane per un effettivo rilancio del “Caracciolo”, assicurando almeno i servizi minimi, quelli salvavita, come appunto l’emergenza urgenza.