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  • 2 Giugno, Agnone celebra il 72° anniversario della Repubblica italiana. Marcovecchio: “Stringiamoci intorno al tricolore”

    AGNONE – Celebrata in Piazza Unità d’Italia la festa della Repubblica. Presenti le massime autorità civili e militari che hanno omaggiato con una corona di fiori il monumento ai Caduti. La cerimonia è stata aperta sulle note del silenzio fuori ordinanza, seguito dall’inno di Mameli e dal Nabucco di Giuseppe Verdi. Nel suo discorso, che riportiamo integralmente, il primo cittadino, Lorenzo Marcovecchio, ha posto l’accento sull’importanza del tricolore, che mai come in questo momento storico del Paese, accomuna gli italiani. Il sindaco di Agnone, inoltre, ha inteso fare gli auguri al nuovo capo di Governo, professor Giuseppe Conte e alla sua squadra invitandola a rivolgere uno sguardo più attento verso quelle zone della Penisola che soffrono l’isolamento, lo spopolamento, la mancanza di lavoro nonché di servizi essenziali. Infine scroscianti applausi della piazza al Viva la Repubblica, Viva l’Italia.

     

    Cari concittadini,

    Autorità civili e Religiose, rappresentati delle associazioni.

    Grazie per essere intervenuti a questa festa, la nostra festa, la festa di tutti gli italiani.

    E’ una ricorrenza, questa, che cade un momento storico particolare i cui eventi, per come si sono susseguiti, lasceranno il segno nella storia: la nostra storia.

    Senza voler entrare nel merito delle questioni, senza voler vestirsi da tifosi e inneggiare a questa o a quell’altra fazione, è assolutamente innegabile che quanto la nostra Nazione ha vissuto in questi 90 giorni non si era mai verificato prima di adesso.

    E non mi riferisco al vuoto istituzionale (le crisi di governo ci sono sempre state e, ahinoi, ci saranno sempre) ma a quello strappo istituzionale che ha segnato una ipotetica linea di confine tra quella che potremmo definire la democrazia diretta (composta dagli onorevoli e senatori) e la democrazia indiretta che, oggi, potremmo identificare con il Capo dello Stato.

    Ed allora MAI come questa volta appare necessario e doveroso stringerci attorno alla nostra bandiera, attorno a questo drappo tricolore che sventola libero:

    così come voluto,

    così come sperato,

    così come conquistato dai nostri nonni che non si sono risparmiati per regalarci una nazione in cui ognuno potesse esprimere liberamente le proprie idee e potesse concorrere, con un sistema equo, per rappresentare i propri concittadini nelle pubbliche cariche.

    MAI, come questa volta, risulta necessario e doveroso ricordare quel passaggio storico fondamentale, la transizione da MONARCHIA a REPUBBLICA, al quale parteciparono quasi venticinquemilioni di elettori tra cui, per la prima volta, le donne.

    Venticinquemilioni di donne e uomini liberi che decisero di stravolgere la propria storia per affidarsi e fidarsi del cambiamento.

    Un cambiamento che non gli fu negato, che non gli fu imposto e che portò alla stesura di quella Carta Costituzionale, sintesi del pensiero delle migliori menti dell’Italia, che per noi oggi rappresenta il documento fondamentale, la bussola alla quale far riferimento quando – e se mai – dovessimo perdere la rotta.

    Così intesa la festa della Repubblica ha, quindi, un valore non solo storico ma anche psicologico: la nascita della Repubblica segna, infatti, il giorno della maturità nella quale i cittadini hanno scelto (liberamente) di uscire dalla protezione della Monarchia, di svincolarsi dalla condizione di sudditanza che aveva mantenuto durante il regime fascista, per diventare artefice del proprio destino (o almeno così sperava) affidandosi a nuove istituzioni democratiche, forse le più difficili, le più impegnative, le più utopiche le più sognatrici.

    Quanto, però, veniva visto come un salto nel buio, come una speranza, alla fine si è realizzato e quel sogno è diventato realtà perché affidato a NOI, cittadini ed Istituzioni che quotidianamente abbiamo servito la nostra Patria, riconoscendoci titolari di diritti ma anche, e soprattutto, di doveri.

    Tutto questo nonostante le continue minacce che hanno generato ed alimentato quel distacco tra lo “Stato Centrale” e le piccole realtà territoriali, i cui rappresentanti vengono visti come e vere e proprie trincee dietro cui difendersi, come vere e proprie vittime abbandonate a se stesse e pronte per essere immolate.

    In questo giorno di festa, quindi, in questo momento storico particolare,  riscopriamo l’orgoglio di essere italiani, riaffermiamo la nostra identità, la nostra libertà e, con la fierezza che contraddistingue il nostro popolo, rivendichiamo SEMPRE la nostra autonomia decisionale frutto della libera scelta dei nostri avi.

    Oggi più che mai: Viva la Repubblica, viva l’Italia.

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