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  • Da 10 anni la cicogna non si poggia più al Caracciolo, le mamme dell’alto Molise: “Partoriamo a Vasto”

    Gaia  e Giorgia oggi hanno dieci anni. La loro età corrisponde esattamente con la chiusura del punto nascite di Agnone. Le due bambine vennero alla luce a distanza di mezzora in una splendida mattina del 28 ottobre del 2010. Da quella data impossibile ascoltare vagiti e pianti di neonati lungo la corsia del primo piano dove c’era Ginecologia e Ostetricia oltre che Pediatria. I primi giorni di novembre, infatti, il reparto nascite, istituito nel 1973, cessava di esistere, cancellato con un colpo di spugna dall’allora direttore sanitario di Isernia, Manfredi Selvaggi. Un provvedimento che seguiva le direttive nazionali, si dirà, visto che i punti nascita con meno di 500 parti all’anno dovevano terminare la loro attività. Si parlò di strutture non sicure, nonostante l’indice di mortalità al Caracciolo, era pari allo zero. L’allora classe politica insistette sullo sperpero di denaro quando pure le pietre sapevano che l’ospedale agnonese, con una mobilità attiva di oltre il 60%, non aveva mai chiuso i bilanci in negativo. Gli sperperi erano altrove, ma dentro i palazzi del potere in molti preferirono tapparsi gli occhi e le orecchie davanti una realtà che funzionava con ottimi risultati.

    Nel corso delle settimane e dei mesi non ci fu verso per il ripristino di un servizio vitale che centinaia di mamme, molte delle quali provenienti da Abruzzo e Campania, preferivano ad altri ospedali. Un servizio portato avanti con elevata professionalità e umanità, come riconosciuto ancora oggi da più parti.  All’epoca di quell’infausta chiusura a nulla valsero sommosse, proteste, denunce e minacce da parte dei residenti. A nulla i tentativi di ricorrere alla giustizia ordinaria e amministrativa. Ridicole e inefficienti le promesse dei politici di turno che continuarono ad ingannare un popolo considerato tale solo durante le tornate elettorali.

    Era uno dei migliori punti nascita del Molise dove si effettuava una chirurgia in laparoscopia di altissimo livello oltre a ricerche con l’università per il sangue fetale – ricorda oggi con grande rammarico, don Francesco Martino -. Insomma, esisteva un percorso nascita monitorato senza lasciare nulla al caso”.

    Inutile ribadire l’importanza del reparto durante i lunghissimi periodi invernali con nevicate che solo Dio lo sa quale rischio si corre in caso di spostamenti. Valutazioni ininfluenti per chi risiede a Campobasso o Isernia dove da dieci anni le mamme altomolisane sono state costrette a recarsi per mettere alla luce i propri figli. Di fatto azzerato il codice A080 che dimostrava la venuta al mondo ad Agnone, l’Atene del Sannio, patria dei Sanniti, di Santi e intellettuali. L’ultimo codice con quelle cifre ce l’hanno custodito gelosamente Giorgia e Gaia, orgogliose di portarlo, ma impossibilitate a tramandarlo.  Con la chiusura del punto nascite si pensava quanto meno di poter contare su degli ambulatori di Ginecologia e Pediatria messi all’interno dell’ospedale, ad oggi non esistono nemmeno quelli. L’unico servizio che resta aperto un giorno alla settimana è un mero consultorio che tuttavia non assicura esami completi per le future partorienti. Inutile ribadire che sconforto e rabbia serpeggiano tra la cittadinanza soprattutto in considerazione del fatto che in altre zone disagiate dell’Italia sono state concesse deroghe e quant’altro contempla i punti nascite. Ad Agnone tutto ciò non è stato possibile o meglio voluto con i colpevoli che hanno un nome e cognome e corrispondono ad Asrem e Regione Molise. In virtù di ciò più di qualcuno propone di andare a partorire a Vasto, in Abruzzo, costringendo la Regione Molise a farsi carico della mobilità passiva. Una piccola rivincita o se si vuole una vendetta per il menefreghismo mostrato in questi dieci anni. Da quel 28 ottobre del 2010, da quando la cicogna non si posa più sulla finestra del primo piano dell’ospedale ‘Caracciolo’…

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