Gli istituti scolastici agnonesi perdono iscritti, anno dopo anno, triste fenomeno collegato allo spopolamento progressivo dell’Alto Molise e alla difficoltà dei collegamenti viari. C’è una scuola, invece, che in netta controtendenza ha fatto registrare un boom di iscrizioni ed è la scuola calcio di Agnone. Numeri da record, mai registrati prima, che hanno attirato l’attenzione della politica su quello che è diventato un vero e proprio “caso” virtuoso. Lo sport come volano dell’economia locale, quasi una vocazione naturale per Agnone, grazie anche ad una struttura sportiva all’altezza.
«Il calcio per Agnone rappresenta un importante settore in grado di alimentare l’economia e quindi deve essere l’esempio da applicare ed esportare anche in altri ambiti lavorativi e culturali. Una realtà, fatta di passione e professionalità, dalla quale tutti dovrebbe trarre insegnamento». Franco Marcovecchio, consigliere comunale di Agnone con delega allo sport, ha preso parte, nei giorni scorsi, ad un incontro con i vertici e una rappresentanza di allievi e allenatori della locale scuola calcio. Maurizio Sabelli e Fernando Sica, storici dirigenti sportivi e del settore giovanile, hanno deciso di fondere le due scuole calcio dell’Agnonese e della Robur, all’insegna del motto «l’unione fa la forza».
Una strategia vincente, a conti fatti, perché a questa fusione è seguita una vera esplosione di iscrizioni che supera abbondantemente la somma aritmetica dei tesserati precedentemente alle due singole realtà e che paradossalmente ha quasi messo in difficoltà la società. Bambini e ragazzi dai centri limitrofi del Molise, ma anche dall’Alto Vastese, si sono iscritti in massa arrivando a toccare la cifra record di centocinquanta tesserati, nelle varie categorie dai cinque ai diciotto anni. Una realtà florida e in crescita, dunque, in controtendenza rispetto ad altri istituti formativi, che ha attirato l’attenzione della politica e dell’amministrazione comunale. E per questo il consigliere delegato Marcovecchio ha incontrato i vertici societari della scuola calcio e gli allenatori per tentare di copiare ed esportare quello che pare essere diventato davvero un modello vincente.
«Dopo la retrocessione della prima squadra ho avvertito un certo clima di dismissione che, non lo nascondo, mi ha preoccupato. La ripartenza era difficile. – ha spiegato l’ingegner Marcovecchio – Va ricordato che la società sportiva è stata, negli anni scorsi, la prima “azienda” di Agnone, in termini di ritorno economico per la città, con budget di anche mezzo milione di euro e oltre che sono rimasti sul territorio. Non credo ci siano tante altre realtà, in città, che abbiano fatto questo. Ecco, allora, l’importanza della scuola calcio, naturale vivaio per la prima squadra, e l’ottima idea dell’unione tra le due società Agnonese e Robur che ha dato risultati per certi versi inattesi, un vero successo. Una scuola calcio con centocinquanta iscritti credo non ci sia nemmeno a Campobasso.
E tra l’altro, questa grossa affluenza, rappresenta anche un aiuto agli istituti scolastici di Agnone. – ha continuato il consigliere, che ha avuto, tra l’altro, lunga esperienza di dirigenza della stessa società sportiva – Le scuole di Agnone sono in forte sofferenza ed è già successo, io sono docente e ne ho avuto esperienza diretta, che grazie ai ragazzi che vengono a giocare al calcio qui in città si riescano a sdoppiare le classi ad esempio. Quindi il calcio e la scuola calcio non sono solo sport e socialità, ma anche economia per la nostra città. Ecco perché bisogna sostenere, anche da parte della politica, la scuola calcio».
E in chiusura, sollecitato in tal senso dal dirigente Sica, il consigliere Marcovecchio ha affrontato il problema trasporti e collegamenti. «Mi rendo conto che per le famiglie ci sono disagi e costi per raggiungere Agnone e la sua scuola calcio. La viabilità non ci aiuta di certo, soprattutto in inverno. Stiamo studiando soluzioni, anche di trasporto pubblico, ma dobbiamo risolvere degli intoppi di natura burocratica che al momento ci impediscono di utilizzare i mezzi di cui già disponiamo, anche per una questione di responsabilità civile».
Francesco Bottone