«Nella cultura occidentale il nomadismo ha affascinato più della restanza, l’erranza più della permanenza. Viaggiare e restare, partire e tornare sono esperienze inseparabili. L’emigrazione è stata la morte di un universo, ma anche un moltiplicatore di storie e di luoghi, di ombre e di doppi». E ancora: «L’essere rimasto, né atto di debolezza né atto di coraggio, è un dato di fatto, una condizione. Può diventare un modo di essere, una vocazione, se vissuto senza sudditanza. Restare significa vivere l’esperienza dolorosa e autentica dell’essere sempre fuori luogo».

Sono le parole di Vito Teti, scrittore, saggista ed antropologo, figura di riferimento negli studi sui fenomeni di spopolamento e rigenerazione delle aree interne del Mezzogiorno, che nel pomeriggio di oggi terrà un dialogo aperto sui temi dell’abbandono, del ritorno e della rinascita dei territori dell’entroterra proprio in Alto Molise.
«Restare non è stata, per tanti, una scorciatoia, un atto di pigrizia, una scelta di comodità; restare è stata un’avventura, un atto di coscienza e forse di prodezza» continua l’antropologo. E appunto “Restare, in movimento. Paesi, persone, senso dei luoghi” è il titolo dell’evento culturale che si terrà dalle ore 18 nella sala riunioni dell’albergo diffuso Borgotufi di Castel del Giudice. Le tematiche del restare e del resistere, l’emigrazione e l’immigrazione con l’intrecciarsi di memorie, le relazioni e le emozioni tra paese d’origine e nuovi paesi ospitanti si intrecciano nei lavori di Vito Teti in una continua tensione dinamica cui l’antropologo ha dato voce. La sua riflessione illumina fenomeni di assoluta attualità riconnettendo le piccole vicende dei luoghi del margine alle grandi mobilità globali.
L’Alto Molise nella sua interezza è un laboratorio sì di abbandono e spopolamento, ma anche di restanza, deliberata scelta di rimanere nella propria terra, a dispetto delle istituzioni che continuano a tagliare i servizi essenziali, in «direzione ostinata e contraria» nell’attesa che lo Stato e le sue inutili emanazioni territoriali si decidano ad applicare il disposto costituzionale in base al quale tutti i cittadini sono uguali a prescindere che vivano a Castelverrino o a Campobasso, a Poggio Sannita o invece a Termoli.
«L’incontro, ad ingresso libero, sarà moderato da Letizia Bindi, antropologa dell’Università degli Studi del Molise e direttrice del Centro di Ricerca BIOCULT, impegnata nel lavoro a base culturale del Centro di (ri)generazione di Castel del Giudice. – spiegano gli organizzatori – Vito Teti ha insegnato a lungo antropologia culturale all’Università della Calabria, dove ha fondato il Centro di Antropologie e Letterature del Mediterraneo. Tra le sue pubblicazioni ricordiamo: Maledetto Sud (Einaudi, 2013), La restanza (Einaudi, 2022) e, per i tipi della Donzelli, Il senso dei luoghi. Memoria e storia dei paesi abbandonati (2004, 2022), Quel che resta. L’Italia dei paesi, tra abbandoni e ritorni (2017), Il vampiro e la melanconia. Miti, storie, immaginazioni (2018), Prevedere l’imprevedibile. Presente, passato e futuro in tempo di coronavirus (2020)».