“Gli ultimi dati Istat e Svimez, il divario tra Mezzogiorno e Centro Nord aumenta”. E’ la relazione che Pasquale De Mattia – in foto -, segretario provinciale del Psi, congiuntamente a Filippo Poleggi e Marcello Miniscalco, segretario regionale presenterà al consiglio nazionale dei Socialisti convocato per sabato 20 febbraio al Rome Life Hotel di via Palermo nella capitale.
“Il divario tra le regione del Nord e quelle del Centro Sud del Paese – spiega De Mattia – è un tema attualissimo che merita azioni concrete non più rinviabili. Mi auguro – conclude – che la problematica possa diventare materia di discussione al prossimo congresso nazionale”.
Di seguito riportiamo la relazione
ORDINE DEL GIORNO
Premesso che
Secondo l’ art. 9 comma lettera a) dello Statuto Nazionale, spetta al Consiglio nazionale indirizzare la politica nazionale del partito approvando documenti politici, in virtù dell’art. 32 dello Statuto, la competenza in ordine alle modifiche statutarie, salvo delega al Consiglio nazionale;
Si espone quanto segue
Gli ultimi dati Istat e Svimez ci dicono che il divario tra il Sud e Centro Nord sta aumentando.
La flessione dell’attività produttiva è stata molto più profonda ed estesa nel Mezzogiorno che nel resto del Paese, con effetti negativi che appaiono non più solo transitori ma strutturali. La riduzione delle risorse per infrastrutture pubbliche, la caduta della domanda interna, sono fattori che hanno contribuito a “desertificare” il Mezzogiorno. Risulta difficile a questo punto valutare se l’industria superstite sia in condizioni di ricollegarsi alla timida ripresa nazionale e internazionale: il rischio è che il depauperamento delle risorse umane, imprenditoriali e finanziarie potrebbe impedire al Mezzogiorno di agganciare la nuova crescita che timidamente si affaccia all’orizzonte.
Il Mezzogiorno quindi è il primo grande problema dell’Italia. L’Italia, più di qualsiasi altro Stato europeo è afflitta da un grande divario territoriale: un dualismo economico che si sta ampliando e che minaccia il rilancio complessivo del Paese.
Inoltre, l’austerità espansiva della UE ha ridotto soprattutto il Sud a uno stato di miseria crescente. Tuttavia la crescita dell’economia italiana è direttamente legata allo sviluppo delle Regioni meridionali e alla riduzione dei divari territoriali, in termini di Pil, occupazione e infrastrutture.
La situazione lascia poche speranze: il periodo 2008-2014 fa registrare un calo degli investimenti industriali del 59,3%, il triplo del calo rispetto al centro-nord. Sprofonda l’agricoltura (-38%), mentre costruzioni e servizi sono sostanzialmente in linea con i dati negativi del resto del Paese.
Gli occupati al Sud sono 5,8 milioni che rappresenta il livello più basso dei dati disponibili dal 1977 e l’80% delle perdite di posti di lavoro si concentrano al Sud. Le famiglie a rischio povertà sono passate da 443 mila del 2009 a un milione nel 2014. Altri problemi sono il decremento demografico e la migrazione dal Mezzogiorno di oltre 1 milione e mezzo di persone, di cui 190 mila laureati negli ultimi dieci anni. Le donne all Sud sono sempre meno incluse nel mondo del lavoro. Lo scorso anno si sono persi 280 mila posti di lavoro.
Gli ultimi conti territoriali dell’Istat evidenziano con chiarezza le dimensioni del gap: il Pil per abitante nel 2013 risulta pari a 33,5 mila euro nel Nord-ovest, a 31,4 mila euro nel Nord-est e a 29,4 mila euro nel Centro. Il Mezzogiorno, con un livello di Pil pro capite di 17,2 mila euro, presenta un gap molto ampio con il Centro-Nord, dove si registra un livello di Pil pro capite di 31,7 mila euro; il valore registrato nel Mezzogiorno è quindi inferiore del 45,8% rispetto a quello del Centro-Nord.
Di questo passo, ci dice la Svimez, nei prossimi cinquant’anni il Sud scenderà dal 34,3% della popolazione italiana al 27,3%, perdendo quattro milioni di abitanti. Un deserto industriale popolato da anziani.
RAVVISATO CHE:
Occorre rilanciare l’ottocentesca ‘questione meridionale’ con politiche di sostegno da parte del Governo e in sinergia con l’Europa. Il Mezzogiorno ha tre settori coerenti con le sue vocazioni territoriali: agroalimentare, turismo e energie rinnovabili. Per il periodo 2014/2020 circa 24 miliardi di euro di fondi UE sono a disposizione delle regioni del Sud. Fondi che andrebbero sfruttati al meglio. Inoltre andrebbero al più presto terminate centinaia di opere pubbliche da anni cantierizzate e mai terminate.
IMPEGNA
Il Partito già dal prossimo congresso nazionale ad approfondire la questione meridionale.