AGNONE – «Tutta Agnone pronta ad occupare la Trignina» ha titolato, ieri, “L’Eco dell’Alto Molise e Vastese”. Sarebbe pronta nel cassetto una bella mobilitazione di piazza, trasversale e inclusiva, estesa a tutta la cittadina e a tutte le realtà sociali dell’Alto Molise. Scendere in piazza, o meglio in strada, visto che l’intento sarebbe quello di occupare la fondovalle Trigno. E si ipotizza anche la volontà del primo cittadino di rimettere la fascia tricolore nelle mani del prefetto di Isernia, Cinzia Guercio, in segno di plateale protesta contro i continui tagli all’ospedale cittadino e contro l’ignavia della politica regionale, di sinistra e di destra, che nulla fa per tentare di salvare il salvabile e assicurare ai cittadini dell’entroterra montano un briciolo di diritto alla salute, quello sancito nella costituzione democristiana e comunista, frutto di un inciucio dunque, che l’Italia ha ereditato dal passato. Non ce ne voglia il sindaco Lorenzo Marcovecchio, ma non ci crederemmo nemmeno se lo vedessimo con i nostri occhi mentre lo fa che è pronto a dimettersi da primo cittadino in segno di protesta. Non ci crediamo per due ordini di motivi principalmente: perché Marcovecchio non ha fatto nessuna dichiarazione pubblica in merito e perché non si ricorda, a memoria d’uomo, un sindaco dell’Alto Molise che si sia dimesso per difendere il “Caracciolo”. Manifestazioni, in passato, contro il governatore Iorio, bollato come un Pinocchio, e contro l’evanescente Frattura ce ne sono state, mai però promosse dalla politica locale. Erano i comitati, “Il cittadino c’è” ad esempio, a mobilitare le piazze. Oppure la Caritas diocesana guidata dall’inossidabile don Alberto Conti, che con fiaccolate silenziose ha rilanciato più volte il diritto negato alla sanità in Alto Molise. I sindaci, quelli che si sono succeduti sulla poltrona di Agnone, si sono sempre aggregati, più per dovere istituzionale che per convinzione. Un sindaco battagliero, che sale sulle barricate, non c’è mai stato ad Agnone, non negli ultimi decenni almeno. Perché un sindaco è un politico e la politica è l’arte della mediazione, spesso delle chiacchiere, non della protesta di piazza, non oggi almeno. Ma questa benedetta mediazione politica, al momento, non ha dato risultati tangibili. Anzi, l’ospedale è sempre meno efficiente, amputato di servizi e reparti, svuotato, demolito. Quale sindaco si è mai dimesso per difendere decine di posti di lavoro e il diritto alla sanità di un intero territorio? Nessuno, appunto, e Marcovecchio non sarà certo l’eccezione. Non fosse altro che per deformazione professionale, essendo lui un avvocato. E’ più portato ad argomentare, a mediare, a trattare con l’Asrem e con la Regione. Non è un uomo d’azione, e questo non è un giudizio negativo, ma una semplice constatazione. E visto che anche i comitati civici si sono ritirati in buon ordine, come se l’ospedale non avesse più problemi, abbiamo la ragionevole certezza che non ci sarà nessuna manifestazione, nessuna riconsegna di fascia tricolore e soprattutto nessun blocco della Trignina. Anche perché nessuno è disposto a beccarsi una denuncia per interruzione di pubblico servizio per difendere, tra l’altro inutilmente, un ospedale già morto e defunto. Saremmo lieti di essere smentiti dai fatti.
Francesco Bottone