«Abbiamo segnalato che, per un probabile refuso, nel suo parere l’Ispra ha dato inspiegabilmente l’ok alla preapertura al primo settembre a cornacchia grigia, gazza e ghiandaia quando la Regione aveva originariamente chiesto di aprire al 7 settembre. Inoltre l’Ispra non ha tenuto conto della scarsissima vigilanza esistente come testimoniato dai dati sui controlli e sul bracconaggio. In queste condizioni la pre-apertura rischia di diventare una mattanza anche per altre specie».
Sono le dichiarazioni della associazione animalista “Stazione Ornitologica Abruzzese ONLUS“, una posizione condivisa anche da molti cacciatori. Non è un mistero, infatti, che durante la pre-apertura si approfitti per abbattere tutto ciò che capita a tiro. Il maggiore rischio è corso dalle lepri e da fagiani e starne, interessati dal ripopolamento sul territorio proprio nelle scorse settimane.
«Domani il calendario venatorio della regione Abruzzo verrà esaminato dal Comitato VIA della Regione, – riprende la Stazione Ornitologica Abruzzese ONLUS – ma la giunta Marsilio lo ha già approvato con la Delibera 497 del 14 agosto 2019 senza l’obbligatoria Valutazione di Incidenza Ambientale e in palese contrasto con molteplici indicazioni del parere dell’ISPRA, massimo organo dello Stato in materia, e dello stesso Ministero dell’Ambiente. La Stazione Ornitologica Abruzzese è intervenuta nel confusionario procedimento di Valutazione di Incidenza Ambientale nei termini di legge (il 16 agosto) elencando numerosissime criticità di questo calendario venatorio anche sulla base di dati e considerazioni frutto di decenni di studio dell’avifauna abruzzese. In alcuni casi la Giunta riapre dopo alcuni anni la caccia a specie molto rare nella regione, come il Frullino o anticipa incredibilmente con la pre-apertura la caccia alla Tortora al primo settembre, una specie “in precario stato di conservazione” come ricorda sempre l’Ispra. C’è poi il caso della Coturnice. L’Abruzzo ospita la popolazione più importante della specie, che è in diminuzione in buona parte dell’areale. In questo senso lo stesso Parco d’Abruzzo ha richiesto la sospensione al prelievo della specie nel suo parere sulla Valutazione di Incidenza ricordando i dati delle ricerche svolte pagate dalla stessa regione Abruzzo. Nonostante le nostre puntuali e documentate osservazioni sul calendario, la Giunta Marsilio non le ha contro-dedotte in alcun modo visto che lo ha approvato due giorni prima la scadenza delle osservazioni».
Dichiara Massimo Pellegrini, naturalista e presidente della Stazione Ornitologica Abruzzese: «Approvare il calendario prima della valutazione di un organo della regione stessa è una forma di schizofrenia volta solo ad accontentare i cacciatori nascondendo, tra l’altro, l’inerzia degli uffici competenti che dovrebbero predisporre il calendario venatorio entro il 15 giugno. Si arriva all’ultimo momento per cercare di forzare la mano e mettere tutti davanti al fatto compiuto ed evitare ricorsi, tanto che, per dire, l’addestramento cani è così partito il 15 agosto quanto l’ISPRA nel suo parere ha ritenuto questa data troppo precoce per il disturbo che tale attività può arrecare a specie ancora in fase riproduttiva e con i giovani appena involati, come il Calandro, che è protetto a livello comunitario. Per carità, anche l’ISPRA può essere criticato, se la Regione avesse dati validati dal punto di vista scientifico con pubblicazioni, ma qui nella relazione depositata al Comitato VIA non vi è alcun dato. Arriviamo al paradosso che nella stessa delibera del 14 agosto da un lato si sostiene di utilizzare i contenuti del redigendo piano faunistico venatorio la cui elaborazione è stata affidata ad ISPRA con oneri importanti, oltre 100mila euro, e dall’altro ci si discosta dalle indicazioni dello stesso istituto sostenendo che non ha conoscenze sullo stato delle popolazioni di animali della regione. Auspichiamo che il Comitato VIA della Regione Abruzzo tenga conto di tutte queste criticità».