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  • L’ex vicesindaca toglie i sassolini dalle scarpe: «Troppe volte mortificata, andavo bene per le processioni…»

    AGNONE – Ha parlato di alleanze non concordate, di tradimenti, di lacerazioni intestine, di parole non mantenute, di cose non dette e tenute nascoste, di personalismi esasperati e di mortificazioni che ha dovuto subire Linda Marcovecchio, la ex vicesindaca di Agnone che ha rassegnato le dimissioni dalla giunta. Senza peli sulla lingua, la lady di ferro del centrodestra agnonese, dissidente da sempre dal resto della “ciurma” che spalleggia ciecamente il sindaco “romano” Lorenzo Marcovecchio, ha illustrato, nel corso dell’ultimo consiglio comunale, le motivazioni che l’hanno portata a gettare la spugna e restare alla finestra in attesa che il mandato elettorale arrivi a scadenza o forse che il cadavere di qualche suo nemico politico passi trascinato dalla corrente del fiume…

    Ha parlato di «decisione non facile e sofferta» la ex numero due del Comune in riferimento alle sue dimissioni, «scaturita in maniera determinante dalle vicende interne sorte intorno alla questione della proposta progettuale dell’impianto per la produzione di biogas». Vicende interne, ha continuato, «che hanno lacerato in maniera profonda la mia motivazione e il mio desiderio di continuare a vivere in squadra l’esperienza programmatica-amministrativa». E fin qui nulla di nuovo, perché era già noto che la questione centrale a biomasse sia stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso nel “matrimonio di convenienza” tra Linda e Lorenzo. «Ho sempre pensato che una maggioranza politica non possa tradursi in un assenso generalizzato, privo di riflessione ed elaborazione, privo della necessaria consapevolezza personale che sostenga il parere favorevole espresso nelle delibere di giunta o in consiglio comunale». Ha rincarato la dose, accusando praticamente di un appiattimento acritico sulle posizioni del sindaco il resto della maggioranza. Degli “alzatori di mano“, più che dei consiglieri e assessori dotati di autonomia decisionale. E ha parlato, sottolineandolo, del suo “peso” elettorale, la ex vicesindaco, citando quel «mandato elettorale ricevuto nel 2016 in maniera, per me, così inaspettata in termini di preferenze», che «hanno aumentato in me il senso di responsabilità». Insomma, il sindaco è tale grazie e soprattutto alla valanga di voti presi dalla sua ex vice, questo in sostanza il senso del discorso di Linda Marcovecchio. Come a dire che forse la maggioranza, intesa come rappresentanza degli elettori agnonesi, non c’è più. Più avanti, nel suo lungo e articolato discorso, la lady di ferro ha parlato delle regionali e delle provinciali, elezioni che l’hanno vista ancora una volta autonoma e indipendente rispetto agli ordini di scuderia impartiti da Lorenzo il sindaco. «Ho soprasseduto dinanzi allo scontro per il project financing della pubblica illuminazione, disinteressandomi del tentativo di rimuovermi dalle mie cariche, in fondo andavo bene per le processioni, per le parate del 25 aprile, per “giocare” con le aree interne, visto che evidentemente essere referente di un processo che investe 33 comuni, compreso il nostro, significava trovare un modo per dare un senso alla mia presenza amministrativa» ha accusato senza mezzi termini Linda Marcovecchio. «Attendevo il paventato rimpasto all’indomani del voto in Provincia per l’elezione del Presidente dove io, ancora una volta, ho dissentito rispetto alla maggioranza, votando l’attuale Presidente Alfredo Ricci. Questa scelta poteva apparire irrispettosa nei riguardi di un’alleanza politica che non è scaturita da una scelta interna condivisa. Un’alleanza che io ho turbato per salvaguardare il finanziamento per il dissesto di Fontesambuco, dove ho provocato un terremoto regionale per aver semplicemente chiesto a chiare lettere ciò che da anni non si riusciva ad ottenere».

    Tornando poi alla famosa goccia che ha fatto traboccare il vaso, Linda Marcovecchio ha formulato parole dure come macigni: «La vicenda del progetto dell’impianto per la produzione del biogas ha assunto contorni tali da acuire le lesioni interne. Ho cercato inizialmente di inquadrare la questione quale opportunità favorevole per il territorio, una visione che poi ho modificato in relazione alla comprensione delle problematiche che la centrale avrebbe arrecato nei termini che ho già riferito nel consiglio comunale dello scorso 23 dicembre.  Ho trasmesso le mie dimissioni quando non sapevo ancora nulla circa il legame con lo Studio Legale Pannain. Oggi, guardando ai fatti con animo più disteso ma ancora turbato, so che è stata infranta la fiducia tra amministratori perché alla base dell’azione che si fa “insieme” per la costruzione del “bene comune” devono esserci sincerità, fiducia e desiderio di condividere i propri pensieri.  Lei, Sindaco, ha tenuto nascosto a me, e credo a tutti gli amministratori, questa situazione e io non riesco a trovare una giustificazione a questo comportamento se non quello di una mancanza di sincerità e di fiducia nei riguardi della propria compagine amministrativa» ha tuonato la ex numero due a Palazzo San Francesco. Infine un passaggio sulla decisione, per certi versi incoerente, di astenersi sulla mozione di sfiducia al sindaco: «Nel corso del nostro ultimo incontro, Le dissi – ha spiegato rivolgendosi direttamente al sindaco – che mi sarei astenuta dal votare la mozione di sfiducia, perché pur credendo nella sua estraneità, non posso avallare la posizione pubblica sconveniente in cui Lei si è trovata in quanto Sindaco della nostra Città. Le dissi anche che non era mia intenzione accettare deleghe e che mi sarei dissociata dalla maggioranza costituendomi come “gruppo indipendente”, anche quale singola persona. La scelta delle dimissioni da vicesindaco ha modificato la mia immagine politica. Non sono state solo un modo per smetterla di calpestare la mia dignità di amministatore, troppe volte mortificata da un modo poco rispettoso dei ruoli e delle relazioni personali».

     

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