Decisioni politiche prese dalla Regione Abruzzo, sotto dettatura di qualche ben nota associazione venatoria, che assecondano le richieste dei “cinghialai”, ma rischiano di paralizzare l’unica forma di contenimento dei cinghiali, quella rappresentata dalle operazioni di controllo gestite e coordinate dalla Polizia provinciale.
E’ la posizione espressa da Angelo Pessolano, presidente dell’ArciCaccia, in merito alle recenti modifiche in materia di contenimento cinghiali messe nero su bianco dalla Regione Abruzzo.
«Con la DGR 306 del 10.06.2022, la Regione Abruzzo ha approvato il nuovo piano di controllo che viene attuato solo negli istituti di protezione (ZRC, OASI, ecc.), escludendo tutte le aree SIC e ZPS. Nel territorio venabile si potrà procedere esclusivamente con la caccia di selezione, anche in notturna e addirittura con l’ausilio di fonti luminose. Fino ad oggi il controllo non si è effettuato, non si capisce per quali ragioni, e si è proceduto con la caccia di selezione negli orari diurni, come impone la legge nazionale. Tutto ciò significa che non si è riusciti ad intervenire per la prevenzione dei danni ai cereali in quanto i cinghiali in questo periodo escono prevalentemente di sera e di notte e il prolungamento della caccia di selezione in notturna di fatto non serve più in quanto nei prossimi giorni si conclude anche la trebbiatura».
«Non solo, – continua Pessolano – così come riportato nel piano di controllo, sembrerebbe che non si potrà fare nemmeno la girata sul mais e i vigneti nei mesi di agosto e settembre in quanto questa tecnica potrà essere effettuata solo se non si ottengono risultati con gli abbattimenti notturni in caccia di selezione. Come faranno i cacciatori a sparare nel mais da punti fissi o alla cerca è un mistero».
«Riassumendo: i danni ai cerali ormai sono stati fatti; in questo periodo, soprattutto nella fascia di territorio che ricade sulla costa e che è la più colpita, è inutile qualsiasi intervento in quanto si sta procedendo già con la trebbiatura. L’unico intervento possibile per prevenire anche la distruzione del mais nel mese di agosto, con la tecnica della girata, non può essere attuato. La frittata è fatta. – insiste Pessolano – Vedremo il prossimo anno a quanto ammonteranno i danni. Per adesso, dai dati del piano di controllo della Regione, nel 2021 è stata raggiunta la stratosferica cifra di euro 2.607.770 per i danni provocati da fauna selvatica, al di fuori delle aree protette. I danni nel Vastese sono circa un milione di euro e tra l’altro da controlli incrociati effettuati da incaricato dell’Atc risultano esserci svariate domande di richiesta risarcimento non veritiere: lì dove su alcune particelle segnalate chiedono danni ai cereali, dal controllo sul posto non si trovano né cereali, né campo. A volte si trovano vigneti, altre volte addirittura l’asfalto. Inoltre tutti chiedono il cento per cento di rimborso danni, certi che non ci sarà controllo, perché fino a duemila euro di danno stimato la Regione, sembra assurdo ma è così, non fa i controlli».
«In questo scenario devastante per il mondo agricolo, dove è chiaro ormai che la Regione risponde solo ad una parte del mondo venatorio, i “cinghialai”, – chiude Pessolano – non si comprende il silenzio della associazioni agricole in particolare della Coldiretti. Solo per dare dei numeri, su 1.281.012 residenti in regione i cacciatori che praticano la caccia al cinghiale sono circa quattromila, una percentuale bassissima. Eppure, purtroppo, a causa dell’inefficienza delle associazioni agricole, i “cinghialai” hanno un enorme peso nell’influenzare le scelte politiche».