«Dopo la strage di Ardea centinaia di articoli e servizi giornalistici hanno contribuito a diffondere informazioni del tutto fuorvianti, quando non addirittura false o inventate di sana pianta dai soliti professionisti del disarmismo, riproposte e diffuse acriticamente e senza alcuna verifica da giornalisti e strumentalizzate da politici che si propongono come legislatori su materie che, evidentemente, ignorano totalmente».
La parola d’ordine è disarmo. Come se il problema fosse rappresentato dai legali possessori di armi da fuoco e non, invece, dalle armi clandestine o improprie che fanno vittime ogni giorno. Perché un martello, un giravite, un coltello da cucina, ma anche un’automobile o un camion posso essere “armi” se utilizzati per fare del male e uccidere persone. L’Osservatore d’Italia ha intervistato Giulio Magnani, presidente della UNARMI, per tentare di fare chiarezza su una materia delicata che attiene, vale la pena di ribadirlo, la libertà dei cittadini di detenere legalmente armi da fuoco.
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