«Valutiamo tutte le ipotesi». E’ il commento telegrafico del capitano dai Carabinieri, Christian Proietti, comandante della compagnia di Agnone, di ritorno, ieri mattina, da un sopralluogo su quella che possiamo legittimamente definire la scena del crimine. Un risveglio da cronaca nera per la piccola comunità di Poggio Sannita. Nel corso della notte tra domenica e lunedì, infatti, sono andate distrutte dalle fiamme tre autovetture, mentre altri due veicoli lasciati in sosta sulle strade del paese nei pressi del palazzo ducale sono state danneggiate, come lo stesso immobile, patrimonio pubblico e identitario di Poggio.
L’episodio incendiario, per il vero non nuovo nel piccolo centro alle porte di Agnone, si è verificato intorno alle ore 4,30 della scorsa notte, questo stando almeno alle prime ricostruzioni delle Forze dell’ordine e della stessa amministrazione comunale. Proprio il proprietario di una di quelle autovetture andate distrutte riferisce di aver parcheggiato intorno alle ore 3,30. Un operaio pendolare, uscito di casa alle 4 del mattino, racconta di aver fumato una sigaretta e di non aver notato, a quell’ora, nulla di insolito: né odore di fumo, né la luce dell’incendio, che evidentemente è stato appiccato solo successivamente, presumibilmente tra le 4,15 e le 4,30. Alle 4,40, infatti, uno dei proprietari delle auto coinvolte, ha richiesto telefonicamente l’intervento dei Vigili del fuoco. Al netto della tempistica, il rogo appare di chiara origine dolosa.
Le fiamme hanno danneggiato anche il portone dello storico palazzo ducale nel cuore del centro storico. Le auto andate distrutte sono una Opel Corsa, un Mercedes station wagon e una Fiat Sedici. A poco è valso l’intervento, sia pure tempestivo, dei Vigili del fuoco del distaccamento di Agnone. Gli uomini in divisa hanno sicuramente evitato conseguenze peggiori, ma al loro arrivo sul posto i veicoli interessati dal rogo erano già stati completamente distrutti dalla furia dell’incendio. Le altre due auto danneggiate, solo parzialmente, sono un Fiat Doblò e una Fiat 500 X. Sul posto, ovviamente, si è recata, per avviare le indagini, una pattuglia dei Carabinieri di Agnone e nella mattinata di ieri lo stesso ufficiale al comando si è portato sulla scena del crimine, anche per visionare ed acquisire le immagini del sistema di videosorveglianza attivo in paese. Ovviamente a Poggio, ancora sotto shock per la violenza e le proporzioni dell’accaduto, non si parla d’altro.
E sono circolate le prime voci e indiscrezioni, secondo le quali si sarebbe trattato di un regolamento di conti riconducibile a vecchie rivalità tra tartufai. Non sarebbe la prima volta, in effetti, visto che pochi mesi fa l’auto di un tartufaio andò improvvisamente a fuoco mentre il veicolo era stato lasciato in sosta lungo una strada interpoderale, anche se in quel caso il rogo doloso si registrò in agro di Belmonte del Sannio. Una tesi, questa della rivalità tra tartufai, tuttavia smentita dagli stessi operatori del settore, i quali assicurano che nel loro ambiente non c’è nessun problema grave a tal punto da arrivare all’incendio volontario e deliberato di veicoli. Tra l’altro proprio il coinvolgimento di numerose autovetture, anche di persone non nel “giro” dei tartufi, porterebbe, per logica, ad escludere categoricamente questa pista. Escluso anche il collegamento ad altri episodi incendiari, sempre a danno di autoveicoli lasciati in sosta notturna lungo le strade del paese, che riempirono le pagine di cronaca nell’autunno del 2019. Proprio sulla scia di quegli episodi incendiari l’amministrazione comunale decise di installare un sistema di videosorveglianza, ad oggi attivo in paese, sia pure con alcune falle. E le immagini delle telecamere di sorveglianza sono state passate al vaglio, nella mattinata di ieri, dai militari della compagnia Carabinieri di Agnone e anche dal personale della Digos della Questura di Isernia, secondo quanto riferito dalle autorità comunali.
«Gli investigatori hanno visionato le immagini della videosorveglianza, sedici postazioni attive, per un totale di ventotto telecamere. – commenta a caldo il vicesindaco di Poggio Sannita, Antonio Amicone, tra i primi ad aver appreso la notizia – Un po’ di allarmismo in paese c’è, mi pare evidente, ma siamo fiduciosi che questa volta, a differenza dei casi precedenti, si arriverà a qualcosa di concreto, rispetto all’individuazione del responsabile, proprio grazie al sistema di videosorveglianza che abbiamo attivato».
Rammaricato e visibilmente preoccupato per l’accaduto il primo cittadino, il sindaco Giuseppe Orlando, il quale confessa ai cronisti di aver più volte sollecitato, anche nel corso di incontri istituzionali sul tema della sicurezza avuti in Prefettura a Isernia, il potenziamento della rete di videosorveglianza. Pare infatti che proprio nella zona del rogo il sistema presenti una falla e probabilmente il responsabile era al corrente di questo. Lo stesso sindaco esclude, tuttavia, che il rogo possa essere riconducibile ad una sorta di penetrazione sul territorio altomolisano di organizzazioni malavitose organizzate, almeno stando alle informazioni in suo possesso. Restano da vagliare altre ipotesi, tutte possibili e plausibili. Un regolamento di conti per chissà quali oscuri motivi, dunque, tra persone del posto, magari anche legato a questioni politiche, oppure una pista passionale o ancora ritorsioni legate in qualche modo al mondo degli affari, o più banalmente un episodio di follia, un gesto sconsiderato da parte di qualcuno del posto.
Tutte piste possibili e “calde”, nessuna delle quali viene scartata a priori dagli investigatori dei Carabinieri e della Polizia. L’unica ipotesi destinata ad essere cestinata pare essere quelle più ovvia, cioè che si sia trattato di un episodio del tutto casuale, dovuto magari ad un corto circuito di uno dei veicoli. Proprio il coinvolgimento del portone del palazzo ducale, un bene pubblico, porterebbe ad escludere, al di là di ogni ragionevole dubbio, l’ipotesi del rogo accidentale. Gli investigatori, stando alle indiscrezioni circolate, hanno acquisito anche campioni finalizzati a trovare eventuali tracce di sostanze incendiarie utilizzate per appiccare il rogo.