Caccia, contrordine compagni: frontiere chiuse in Molise, gli extraregionali restano fuori.
E i sindaci dell’Alto Molise protestano: «Decisione assurda e illecita, che arreca danno alle attività economiche e sociali di queste aree interne».
Il settore Caccia, in Molise, è emblematico dello sbando in cui si trova la maggioranza di centrosinistra che finge di amministrare la Regione. Continui cambiamenti di opinione da cui scaturiscono decisioni anche contrastanti che si susseguono senza alcuna logica. L’ultima perla partorita dall’assessorato alla Caccia è lo stop agli ingressi di extraregionali.
Cioè in Molise potranno andare a caccia soltanto i residenti. Una decisione illogica, forse anche illegittima come sottolineato dal delegato dell’Enalcaccia in consulta regionale, Alfonso Tagliamonte, che ha spinto alcuni sindaci dell’Alto Molise a protestare.
Di seguito la lettera stilata dai sindaci che sarà inviata, così hanno detto gli amministratori locali, all’attenzione del presidente Paolo Frattura, del consigliere delegato alla caccia, Cristiano Di Pietro, e dell’assessore Massimiliano Scarabeo.
AL SIG. PRESIDENTE DELLA GIUNTA REGIONALE DEL MOLISE
AL SIG. CONSIGLIERE DELEGATO ALLA CACCIA CRISTIANO DI PIETRO
AL SIG. ASSESSORE AL COMMERCIO MASSIMILIANO SCARABEO
CAMPOBASSO
Avendo appreso che la Giunta regionale ha optato di non consentire l’attività venatoria ai cacciatori extraregionali, pur in presenza di diverse migliaia di posti disponibili, si rappresenta, a nome di tutti gli operatori commerciali, dei titolari di pubblici esercizi nel settore della ristorazione e dei cacciatori, la più vibrata protesta per il notevole danno arrecato alle attività economiche e sociali di queste aree interne.
Nel solo Ambito Territoriale di Caccia di Isernia, con la presenza dei soli cacciatori residenti non viene raggiunto neppure l’indice minimo di densità venatoria come stabilito dal decreto del Ministro dell’Agricoltura e Foreste nonché dall’art.18 della l.r. n. 19/1993 che al comma 3 testualmente recita:”Ad ogni ambito di Caccia, in rapporto all’estensione territoriale ed alle risorse faunistico ambientali, viene applicato l’indice di densità venatoria minima indicata dal Ministero per l’Agricoltura e Foreste”.
L’assurda, illecita, esclusione dei non residenti provoca anche danni alle pubbliche finanze e allo stesso ATC poiché vengono meno le cospicue risorse necessarie per una migliore gestione del patrimonio faunistico, per i risarcimenti dei danni provocati specialmente dai cinghiali nonché il loro contenimento. Diversi dei cacciatori delle limitrofe regioni avevano anche fittato e in qualche caso riattato o costruito ex novo un immobile che utilizzavano anche con le loro famiglie nei periodi estivi e la loro assenza sarà fonte di ulteriori e gravi danni economici.
Altro aspetto deplorevole è che con l’esclusione dei non residenti tutti i numerosi cacciatori che risiedono fuori regione per motivi di lavoro – mai loro assicurato nel Molise -, non viene consentito neppure un frequente ricongiungimento con la loro famiglia nei fine settimana in cui l’attività venatoria era anche una utile occasione per la visita ai congiunti e ai genitori anziani.
Tanto premesso si chiede un’immediata diversa valutazione dei gravissimi danni e problemi da Voi arrecati alle attività economiche, in un periodo di grosse difficoltà in cui sono assenti gli altri flussi turistici, e che solo le presenze dei numerosi cacciatori potevano, seppure in parte, alleviare.
Si resta in attesa di concreti azioni di modifica della decisione adottata al fine di salvaguardare l’economia delle zone montane e che sono tradizionalmente le più povere della Regione.
Certi di un immediato e positivo riscontro si porgono distinti saluti.
a cura di Francesco Bottone
effebottone@gmail.com
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