ROMA – «Non exiguum temporis habemus, sed multum perdidimus». Sofia Marinelli parla in latino, citando Seneca, nella sala “Spadolini” del Ministero della Cultura a Roma. Una piccola, ma fiera studentessa molisana e agnonese, nelle sue vene scorre sangue sannita, che tiene alta l’attenzione della commissione e della sala citando passi del “De Brevitate Vitae“. L’audacia tipica della sua giovane età, la voglia, la fame di futuro e la volontà pugnace di dimostrare «che anche nelle piccole realtà di provincia si possono fare grandi cose e c’è possibilità di crescere», hanno fatto della liceale agnonese quasi l’icona vivente della sfida che Agnone ha lanciato per la conquista del titolo di Capitale italiana della Cultura 2026.
La sfida del riscatto delle aree interne del Paese, di quel “margine che si fa centro” appunto, mettendo in campo le affilate armi della cultura della sostenibilità, dell’ambiente e della qualità della vita tipica delle terre alte, della “montagna abitata“. Quella giovane donna giganteggia dentro la sede del Ministero della Cultura e probabilmente dà quel valore aggiunto all’intero dossier presentato, perché trasmette empatia, passione, sentimenti, voglia di futuro da protagonisti e di riscatto.
«Noi giovani siamo il fuoco futuro e la storia è nelle nostre mani. – ha spiegato a braccio, sorridente, sciolta e spontanea Sofia Marinelli davanti al “plotone di esecuzione” rappresentato dalla commissione esaminatrice – Potrà sembrare paradossale, ma ad Agnone avviene un miracolo. Concordiamo tutti che il bene più prezioso sia il tempo, – ha argomentato la studentessa del quinto liceo – ebbene ad Agnone il tempo si dilata. Seneca dice che il tempo che ci è stato concesso non è poco di per sé, siamo noi che ne perdiamo molto. Ad Agnone invece non c’è perdita di tempo, non ci sono file, non c’è traffico, non c’è attesa inutile. Per coltivare una passione c’è bisogno di tempo, soprattutto per la cultura. E ad Agnone abbiamo la fortuna di poterle dedicare tutto il tempo e l’amore che la cultura merita. Perché in una vita dove tutto scorre con un movimento frenetico, noi invece possiamo godere della lentezza».
Questa la lezione magistrale di una studentessa di Agnone nel cuore e al cuore della metropoli capitale. «Le piccole realtà non sono piccole risorse, – ha chiuso Sofia prima di far venir giù dagli applausi la sala “Spadolini” – lo sono soltanto nelle menti piccole di chi si ostina a non volerne cogliere le grandi possibilità».
Un manifesto politico culturale della lentezza, della potenzialità contenute nelle piccole realtà dell’entroterra montano, dove il tempo scorre più lento, quasi a fermarsi; potrebbe essere letto così l’intervento di Sofia Marinelli a sostegno della candidatura di Agnone alla conquista del titolo.
E ancora sul tempo e sul suo scorrere ineluttabile si è soffermato Pasquale Marinelli, co-titolare della omonima Pontificia fonderia in Agnone. «Nella nostra “bottega”, la seconda azienda più antica del mondo, – ha esordito Marinelli – da oltre ventisei generazioni trasmettiamo ai giovani un sapere antico. Accarezziamo le argille e abbiamo modo di fermare il tempo, anche solo per qualche momento. Giovanni Paolo II, dopo aver visitato la nostra bottega, ha paragonato il rintocco della campana al battito del nostro cuore. Siamo aperti alle opportunità, umili, ma impavidi e mettiamo il nostro millenario patrimonio culturale a disposizione di processi creativi per ripensare le nostre tradizioni in chiave contemporanea. Perché per noi ogni giorno è una nuova sfida».
Vibranti emozioni, quelle che hanno accompagnato, ma non certo tradito, il sindaco di Agnone, Daniele Saia, capo delegazione ieri mattina al Ministero. «Una piccola cittadina dell’Appennino è pronta a diventare Capitale della cultura. – ha scandito deciso il primo cittadino – Agnone è una città sui monti, è una terra alta. Ad Agnone la tradizione non è un orpello folcroristico, ma concretezza tangibile per il ripetersi di antichi rituali accesi sin dalla notte dei tempi. Da Atene del Sannio siamo pronti ad essere Agorà del Paese, punto di riferimento per riflessioni e pratiche culturali sui temi della dignità, dell’equità sociale, della coesione, dell’accoglienza, della creatività e dell’innovazione, per contribuire a costruire un futuro nel quale il margine possa essere centro, consapevoli che la sfida globale si gioca tornando ad abitare i piccoli luoghi, custodendone bellezza e sostenibilità accanto a valori umani condivisi. Come ha affermato Papa Francesco – ha aggiunto Saia – le aree interne non sono la “cultura dello scarto“, ma nuova centralità del margine che Agnone intende rappresentare insieme a tutti i Comuni della regione Molise in un unico progetto. Oggi Agnone vuole sognare ad occhi aperti. Vuole aprire le sue porte e offrire al mondo tutta sua sorprendente densità, bellezza e prospettiva».
“Con i piedi per terra e la testa nel mondo“, questo il titolo e il motto introduttivo del video di promozione che ha letteralmente stregato i componenti della commissione giudicante. La scrittrice Chiara Gamberale, commossa dopo la proiezione video, ha parlato di Agnone come il suo «grembo paterno». «Ho intitolato così il mio romanzo dedicato proprio a queste terre. Avere per grembo il Molise è una responsabilità, perché è un Meridione uguale solo a se stesso. Un Meridione schivo, che non vive di sbandieramenti, che predilige i sentimenti radicati alle emozioni fugaci, come invita proprio a fare la dorsale appenninica che inevitabilmente condiziona i pensieri, i sogni e il destino di chi vive da queste parti. E di questo Meridione così originale e volitivo, Agnone è il cuore. L’Atene del Sannio, l’epicentro di una rivoluzione culturale e sociale, umana, silenziosa, che vide un piccolissimo popolo, i Sanniti, difendersi e imporsi con la sua volontà e con la forza che viene dalle radici dei suoi sentimenti. E’ un’epoca, la nostra, dove l’apparenza e la loùgica dei social rischiano di soffocare tutto quello che dà un senso al nostro essere umani nel mondo. Sono convinta che Agnone possa ricordare all’intero Paese la necessità di rimanere ancorati a questi valori e nello stesso tempo a considerarli un trampolino per trasformare il futuro».
Più tecnico, ma non meno appassionato, l’intervento della professoressa dell’Unimol e antropologa Letizia Bindi, direttrice scientifica del percorso intrapreso per «riportare il margine al centro» che «è in primo luogo un percorso di consapevolezza». «Per riportare il margine al centro c’è necessità di competenze, – ha spiegato la coordinatrice del progetto e del dossier di candidatura – che devono diventare un vero e proprio laboratorio di sostenibilità e di processi di rigenerazione delle aree interne e rurali del Paese. Le comunità, per sostenersi, hanno bisogno di servizi di prossimità; siamo convinti che la cittadinanza culturale e la bellezza siano parte integrante di questi servizi fondamentali. Bisogna ribaltare la narrazione, uscire dalla retorica del vuoto e dell’osso d’Italia. Crediamo che insieme a tutti i piccoli Comuni d’Italia possiamo schiudere scrigni di saperi e di saper fare straordinari, una vera spina dorsale del Paese». Il fuoco, rituale e plasmatore, che diventa arte argiana e orafa, questo il filo che tiene insieme l’intero progetto di Agnone e proprio la Bindi ha annunciato che «sarà fusa durante l’anno 2026 la campana delle Olpimpiadi del 2026».
«L’antichissima processione del fuoco rituale porterà il Molise fuori dal Molise, – ha aggiunto l’antropologa – le Ndocce usciranno da Agnone in una sorta di transumanza delle torce infuocate. Le riporteremo a Roma e a Milano, le condurremo fino a Gorizia e Agrigento, a Bruxelles, nel cuore dell’Europa e a Monteal per ricongiungerci con le comunità italodiscendenti delle Americhe che sentono ancora forte il legame con queste terre». «Radici, creatività, innovazione e partecipazione, questi sono gli ingredienti del lavoro che abbiamo immaginato per riportare il margine al centro, certi che il margine sia già centro, perché ha gli spazi, l’ampiezza, il respiro necessari per pensare una nuova alternativa per le arre interne della nazione. Con i piedi per terra e la testa nel mondo».
In chiusura l’intervento del presidente della Regione, Francesco Roberti, che ha assicurato il massimo supporto dell’ente ad Agnone, in sinergia con tutti gli attori del progetto e anche con le Regioni limitrofe, in un’ottica a più grande ed ampio respiro. «Cara giuria, – ha dichiarato il presidente – oggi qui non è presente solo Agnone, ma l’intero Molise. Quel Molise piccolo, che non esiste, per rivendicare con orgoglio la nostra identità, la nostra cultura e l’amore che abbiamo per il nostro territorio».
Francesco Bottone
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