Coronavirus, nella progettazione della “Fase 2” non si dimentichino i bisogni dei bambini: sono loro, infatti, che più di tutti stanno risentendo delle disposizioni imposte per fronteggiare l’emergenza sanitaria. Nel frattempo, sarebbe utile partire con una riapertura dei parchi e delle aree di gioco, con tutte le cautele necessarie a garantire la salute pubblica e avvalendosi eventualmente di figure appartenenti al terzo settore, così come suggerito dal ministro per le Pari Opportunità e la Famiglia, Elena Bonetti. Poi lavoro serrato per individuare dei percorsi che consentano di riaprire anche le scuole, sempre nel rispetto delle necessarie strategie anti contagio.
A sottolinearlo è la Garante per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, Leontina Lanciano, che proprio in questi giorni sta raccogliendo appelli in tal senso da parte di numerosi genitori, soprattutto per quel che riguarda la possibilità di consentire ai bambini di giocare all’aria aperta. Su questo fronte la dottoressa Lanciano ha sposato l’ipotesi avanzata dal ministro e, nel rispetto del proprio ruolo a tutela dei diritti dei minori, è intervenuta segnalando la situazione al presidente della Regione Donato Toma, cui ha chiesto di valutare la proposta ministeriale per salvaguardare le esigenze dei più piccoli.
«Ai bambini, al pari degli adulti, è stato chiesto di restare a casa. Una restrizione – spiega la Garante – condivisa e condivisibile per arginare la diffusione del virus ma che per loro, a differenza delle altre fasce della popolazione, non può proseguire per un periodo prolungato. L’isolamento protratto avrebbe conseguenze particolarmente negative per i bimbi, che proprio nei loro primi anni di vita scoprono il mondo e imparano la socializzazione attraverso il gioco e l’interazione con i coetanei. L’obbligo di stare in casa – prosegue la dottoressa Lanciano – ha sottratto loro la possibilità di praticare gran parte delle attività ludico-ricreative precedentemente svolte, che sono invece indispensabili per lo sviluppo psicofisico dei minori. In molti casi le dimensioni delle abitazioni, l’assenza di spazi esterni o di semplici balconi, hanno comportato limitazioni ancora più severe alla possibilità di giocare in libertà. Una situazione di disagio che mi è stata rappresentata da moltissimi genitori. Il Governo, nella nota chiarificatrice del Ministero dell’Interno, aveva già aperto alla possibilità di una breve passeggiata in compagnia di un genitore, ma ora occorre fare di più. Tra le possibili iniziative, ritengo valida quella illustrata dal ministro Bonetti, che ha proposto di riaprire, a partire dal 4 maggio, i parchi e le aree gioco ai più piccoli. Naturalmente, nel rispetto scrupoloso di tutte le misure che consentano di svolgere le attività assicurando la tutela della salute individuale e collettiva. Ad esempio ridefinendo gli spazi e organizzando dei turni di accesso ai parchi, avvalendosi di volontari ed esponenti del terzo settore per gestire i flussi di entrata e uscita e prevedendo la disinfezione dei giochi dopo ogni turno».
Per quanto riguarda la chiusura delle scuole, sottolinea Leontina Lanciano, «i più penalizzati al momento sono i bambini fino ai 6 anni. A loro sono venuti a mancare i luoghi in cui si svolgono le attività di relazione sociale. Rapportarsi con adulti diversi da genitori e familiari e interagire con i propri fa sì che il bambino apprenda comportamenti nuovi, impari ad adattarsi agli ambienti circostanti e sviluppi gli strumenti che gli permetteranno di assumere in futuro ruoli adulti. Per la fascia d’età che arriva fino ai 6 anni, le modalità di didattica a distanza, laddove attivate, purtroppo non consentono di sopperire alla mancanza del fondamentale contatto diretto». Ma, aggiunge la Garante, anche la fascia dai 6 anni in poi risente della separazione forzata dai compagni di classe e dagli insegnati. Da qui l’importanza, conclude, «di studiare soluzioni che permettano di coniugare l’osservanza delle regole sanitarie con il diritto dei minori a tornare al più presto tra i banchi di scuola».