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  • Cresce la domanda immobiliare per le zone di montagna, ma mancano i servizi

    La richiesta di vita in luoghi rurali, post Covid19, potrebbe tornare a crescere. A dirlo non sono solo i dibattiti, ma anche le prime proiezioni del mercato immobiliare. Ma il territorio, ad esempio l’Alto Molise, è davvero pronto a rispondere alla crescente domanda? L’unica cosa che non manca è il patrimonio immobiliare, ma il resto?

    È stato e sarà sempre di più uno degli effetti collaterali della pandemia: la nuova attenzione alla vita salubre che porta a sognare di vivere in montagna o campagna. Rivitalizzare i borghi appenninici come unità territoriali di socializzazione e di vita, dopo anni di progressivo spopolamento, è un sogno passeggero di chi troppo è rimasto confinato fra quattro mura di un piccolo appartamento in città o una possibilità concreta che si apre per il futuro? La spinta alla biofilia ci porterà a vivere sempre di più in spazi aperti?

    Sono le domande che pone l’Uncem, l’unione dei Comuni e delle comunità di montagna. «Il dibattito – come richiamato in diverse occasioni nelle ultime settimane, e non solo, da Uncem – va affrontato senza slogan, ma con concretezza e responsabilità. È necessario mettere in atto una pianificazione che prenda in esame, innanzitutto, le necessità per la rifunzionalizzazione dei territori: dalle connessioni infrastrutturali dei territori rurali e montani fino alla riorganizzazione dei servizi e al ridisegno delle identità, a partire da quelle fisiche. Cioè il patrimonio costruito. Gli edifici residenziali e non, pensati spesso come strutture stagionali, nella maggior parte dei casi non sono efficienti o non sono pensati per ospitare una vita su 365 giorni l’anno. Lo stesso vale per i luoghi e gli spazi pubblici. Garantire una nuova vita ai territori significa anche coordinare bene i progetti, le risorse che arrivano dall’Europa e ragionare su nuovi concetti di sostenibilità paesaggistica, economica e sociale e di salubrità, anche rispetto alla messa in sicurezza e alla dotazione di servizi essenziali, come la scuola e la sanità. A vincere la sfida saranno, infatti, quelle comunità che avranno saputo meglio comunicare i propri valori e i vantaggi di una vita immersa nella natura, ma integrata al sistema della aree metropolitane».

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