E’ ormai da anni il prodotto molisano più conosciuto e apprezzato ed è anzi diventato uno dei ‘simboli’ della regione. Il Molise, e in particolare le zone di montagna tra Agnone, Carovilli, Capracotta, Vastogirardi, hanno vissuto un vero e proprio boom nella produzione e nell’esportazione di questo prodotto: il caciocavallo. Negli ultimi due anni a dare un ulteriore impulso al settore la fiera – mercato ‘Casearia’, indiscusso veicolo di marketing territoriale. Non da meno la geniale idea venuta a due agnonesi, Mario Catolino e Pasquale Ionata che hanno brevettato e depositato il marchio de ‘L’Impiccacio’ presso la Camera di Commercio di Isernia.
E’ così che una delle tradizioni gastronomiche più amate e singolari di queste terre, quella del caciocavallo ‘impiccato’, varca i confini regionali e sbarca nella Città Eterna: Roma. La trovata è di un imprenditore molisano, Antonio Raffone, che insieme ai soci Felice Raffone e Francesco Bufardeci, ha da pochi giorni aperto a Roma, in viale Trastevere, “Il Boia”.
E’ lui stesso a raccontare all’agenzia Ansa l’avventura appena intrapresa: “Partendo dal Molise e dalle sue tradizioni – spiega – abbiamo scelto di aprire in uno dei quartieri più rappresentativi di Roma, Trastevere, il primo locale di questo nuovo format ‘gastronomico e birraio’ denominato Il Boia. La scelta del nome – prosegue – nasce proprio dall’idea di unire una delle figure più popolari nelle leggende di Roma, quella del Boia appunto (Giovanni Battista Bugatti, più noto come Mastro Titta il Boia di Roma) all’antica tradizione del sud Italia di ‘impiccare’ il Caciocavallo”.
Nasce così “Il Boia Trastevere”: in vetrina c’è un ‘patibolo’ sul quale vengono ‘impiccati’ i Caciocavalli dell’alto Molise, per la precisione di Agnone, per essere squagliati sul pane bruschettato, condito poi con ingredienti tipici molisani (tra cui la pampanella di San Martino in Pensilis) e ingredienti laziali (come la porchetta di Ariccia).