Appena terminata in Regione la riunione del CO.N.S.CI. Abruzzo, le squadre di cinghialai, con l’assessore regionale alla Caccia e Agricoltura, Emanuele Imprudente. I rappresentanti delle squadre hanno consegnato nelle mani dell’assessore le richieste di modifica al piano faunistico venatorio e al regolamento sulla caccia al cinghiale.
L’incontro è durato oltre due ore, in un clima di assoluta collaborazione tra cacciatori e assessore, durante il quale sono state sviscerare le problematiche inerenti il piano faunistico regionale e la tutela della caccia in braccata senza perdere d’occhio la tutela del mondo agricolo. «Abbiamo anche affrontato le criticità riguardanti la gestione attuale del cinghiale su tutto il territorio regionale e in particolar modo su quello teramano e pescarese. Alla riunione hanno partecipato i rappresentanti del CO.N.S.CI tra cui il sindaco di Vittorito» spiegano i cacciatori al termine dell’incontro istituzionale.
Ecco alcuni stralci del documento consegnato all’assessore: «Si premette che nella stagione scorsa in Abruzzo sono stati abbattuti 10870 cinghiali: 7707 (il 70%) in caccia collettiva, con il metodo della braccata, nelle 36 giornate consentite dal calendario venatorio. Dei restanti capi, l’80 per cento è stato abbattuto in caccia di selezione dai cacciatori iscritti nelle squadre di caccia collettiva. Pertanto emerge chiaramente l’importanza che riveste la caccia collettiva in braccata e dei cacciatori che la esercitano nel contenimento della specie. Alla luce di quanto detto e al fine di tutelare la nobile caccia in braccata, questa associazione chiede che vengano apportate al Piano faunistico venatorio le seguenti variazioni: le aree definite “non vocate“, presenti soprattutto negli Atc costieri, devono essere riclassificate come a “bassa vocazione” mantenendo l’attuale zonizzazione e assegnazione alle squadre di caccia collettiva con la braccata;
eliminazione del divieto di braccata per una distanza di 500 metri dai confini delle aree protette; aumentare il limite minimo di estensione della zona di caccia da 700 a mille ettari in tutte le zone e senza definire un limite massimo di estensione; permettere alle squadre di poter cacciare in collaborazione, anche se iscritte in Atc diversi; classificare la braccata abruzzese come mini braccata con l’utilizzo di massimo cinque cani e quindi, a basso impatto ambientale; nelle aree interne e nelle zone di connessione e allargamento, permettere la mini braccata per tutti e tre i mesi consentiti con massimo quattro cani abilitati alla caccia a singolo e un cane limiere, tutti iscritti e abilitati Enci; nelle zone di protezione esterna di poter esercitare la mini braccata; eliminare l’inizio di braccata alle ore 9; aprire la caccia al cinghiale dalla terza domenica di ottobre».
Inoltre i cinghialai chiedono di coinvolgere «in tutti i passaggi procedurali, richiesta di intervento e di risarcimento danni e sopralluoghi gli Atc con i proprio tecnici in affiancamento a quelli dell’amministrazione regionale». E in chiusura CO.N.S.CI. Abruzzo ringrazia pubblicamente l’assessore Imprudente «per la disponibilità dimostrata e per aver scelto come interlocutore, in relazione al piano faunistico venatorio, l’associazione delle squadre di caccia al cinghiale».
Francesco Bottone