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  • Le prime parole del vescovo Palumbo per «i papà e le mamme che hanno perso il lavoro»

    PUBBLICHIAMO, di seguito, la lettera aperta inviata al clero diocesano e a tutti i fedeli della diocesi di Trivento dal vescovo eletto, monsignor Caludio Palumbo.

    Ai Revv. Presbiteri, Diaconi, Religiosi e Religiose, Seminaristi, Associazioni, Movimenti e Gruppi ecclesiali, Autorità e Fedeli laici tutti della Chiesa di Dio che è in Trivento, pace e gioia nel Signore Gesù Cristo.

    Carissimi,
    nel momento in cui viene ufficialmente pubblicata la mia nomina a vostro Vescovo, la prima cosa che sento dirompente nel mio animo è quella di parteciparVi lo stupore e la profonda commozione, misti a timore e trepidazione, che mi pervadono nell’ intimo, al solo considerare quello che il Signore aveva in mente per me, e per Voi, carissimi, e che ora si rende manifesto per la designazione del Sommo Pontefice, cui elevo un pensiero di filiale, devota gratitudine.

    Nell’assumere, in obbedienza alla volontà di Dio e della santa Chiesa, quella che Sant’Agostino non esitò a chiamare sàrcina episcopatus, sento però anche il conforto della parola dell’Apostolo quando, in riferimento all’Ascensione di Gesù al cielo, scriveva agli Efesini: «A ciascuno di noi, tuttavia, è stata data la grazia secondo la misura del dono di Cristo… Ed egli ha dato ad alcuni di essere apostoli, ad altri di essere profeti, ad altri ancora di essere evangelisti, ad altri di essere pastori e maestri, per preparare i fratelli a compiere il ministero, allo scopo di edificare il corpo di Cristo» (Ef. 4,7. 11-12). La presenza e l’azione dello Spirito Santo, primo dono ai credenti e ospite dolce dell’anima, come abbiamo cantato ieri nella liturgia della Pentecoste, realizza tutto questo essere Chiesa, e Chiesa locale, e ne manifesta, in ogni tempo, il fulgore incomparabile.

    Eletto alla successione apostolica ed inviato alla Cattedra di San Casto, ricevo la gloriosa tradizione cristiana ed ecclesiale dell’ antica Terventum «insigne tra le chiese cattedrali della zona» dalle mani del beneamato e venerato Vescovo Mons. Domenico Angelo Scotti, che affettuosamente saluto. La ricevo, questa tradizione, ulteriormente impreziosita dei monili spirituali del suo episcopato – che riassume quello dei suoi venerati predecessori ed è stato connotato di tanto amore, dedizione e saggezza pastorale, incastonati nei tratti della sua delicata umanità e adamantina spiritualità – e la ricevo con umile gratitudine e devozione.  

    Con lo stesso affetto e stima saluto e accolgo nel cuore tutti Voi, diletti fratelli del Clero triventino, anche per i ricevuti titoli di insegnamento e di testimonianza, oltre che per quelli di vicendevole fraterno affetto e schietta amicizia, mentre, assieme ai vostri, rivivo i volti di alcuni, che sono già nella Gerusalemme celeste, il cui ricordo rimane vivo in benedizione nel mio animo. Allo stesso modo saluto e accolgo nel cuore Voi, carissimi Diaconi, Religiosi e Religiose, Seminaristi, Associazioni, Movimenti e Gruppi ecclesiali e Fedeli laici tutti della Diocesi. Consentitemi, tuttavia, di riservare un saluto del tutto particolare agli ammalati, ai sofferenti nel corpo e nello spirito, alle persone sole, alle famiglie, ai papà e alle mamme che sono in pena per la perdita o la non facile ricerca di un lavoro, ai giovani, specialmente a quelli che sono alle prese con le difficoltà della vita, affinché non si scoraggino nel lottare ed impegnarsi per un futuro migliore, e a quanti caritatevolmente, oltre che professionalmente, operano per alleviare tante, disparate e, talvolta, inenarrabili sofferenze. Un deferente ossequio alle distinte Autorità di ogni ordine e grado presenti sul territorio della Diocesi, con l’assicurazione della mia sincera vicinanza per un comune impegno, da condursi armonicamente nella corretta distinzione e rispetto dei compiti di ciascuno, teso all’ ineludibile beneficio delle nostre popolazioni. Tutti spiritualmente abbraccio, uno ad uno, nell’attesa di poterVi incontrare per vivere con Voi, speranze, impegni, gioie e amarezze, e gustare il profumo della vostra sapientia cordis.

    Sarà quest’ ultima a lenire il comprensibile dolore del distacco dalla mia amata Chiesa di Isernia-Venafro, nella quale sono nato e sono stato generato alla fede, che ho cercato di servire negli svariati ambiti che mi sono stati assegnati e con tutte le mie forze, fino a condividerne la sollecitudine del governo pastorale accanto ai venerati Vescovi Salvatore Visco, prima, e Camillo Cibotti, poi, che entrambi saluto e ringrazio per gli insegnamenti offertimi e per la somma fiducia riposta in me.

    Da parte mia so che dovrò presiedere e servire. Preesse ac prodesse, diceva Sant’Agostino ai suoi fedeli di Ippona. Presiedere per servire la causa radiosa e ineguagliabile della maggior gloria di Dio e della salvezza delle anime, continuando il cammino plurisecolare intrapreso fino ad ora sempre «nuovi nella fedeltà e fedeli nella novità» e ogni giorno con la gioia dell’ «incominciamo adesso». Sarà la Vostra sapientia fidei et cordis ad accogliermi come Vostro Padre e Pastore e ad aiutarmi in così impegnativo compito.

    Per questo mi affido alle Vostre preghiere, come alla intercessione dei Santi Patroni Nazario, Celso e Vittore, mentre pongo fin d’ora il mio servizio episcopale sotto la stella della celeste protezione della Beata Vergine Maria: ipsa propitia pervenis, cantava san Bernardo. Con Lei propizia giungerai alla meta. Ci sia propizia con quel dolce sorriso che dal Suo trono di clemenza nel Santuario di Canneto a tutti elargisce. Arrida, quale madre tenerissima, a me e a ciascuno, come a quanti ogni giorno incontriamo sul nostro cammino, ed ottenga a tutti la speciale benedizione che Suo tramite imploro e Vi impartisco nel nome del Padre, e del Figlio, e dello Spirito Santo.

    Claudio Palumbo, vescovo eletto

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